Questa volta sono tanti. Centinaia. Decine di pulmini. E sono proprio
brutti. Non è il caso di stare a lungo in zona per vedere che cosa
combinano. I pochi venuti ad osservare hanno paura e se ne vanno quasi
tutti. Giornalisti e fotografi sono tenuti a distanza di sicurezza «per
proteggere la privacy dei partecipanti».
Siamo a Rogoredo, in via Toffetti, periferia sud di Milano. Qui la
Skinhouse milanese ha affittato un capannone di un privato e ha
organizzato un raduno a base di musica nazi con gruppi venuti anche
dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra. Già l'altro giorno arrivavano con
le svastiche al collo alla Malpensa. E ieri si sono concentrati a Milano
anche da tutta la Lombardia, soprattutto da Monza, Magenta e Varese,
dove poco più di un mese fa un altro raduno era stato organizzato per
celebrare il compleanno di Adolf Hitler. CONTINUA|PAGINA4 Varese, però,
non è Milano, città medaglia d'oro della Resistenza dove i movimenti
neofascisti e di estrema destra fino a ieri non avevano mai potuto
trovare facilmente agibilità e spazi. Questa volta invece ci sono
riusciti.
Com'è potuto succedere? Solo all'ultimo momento il sindaco Giuliano
Pisapia, risvegliato da un articolo di Repubblica - che ha preso spunto
dalle segnalazioni dell'Osservatorio democratico sulle nuove destra - ha
stigmatizzato l'evento. Ormai, però, era impossibile evitare che la sua
città venisse sfregiata. E così il movimento antifascista è stato colto
di sorpresa. Non c'è stato il tempo per organizzare neppure un
presidio. Anche se non ci sono più le forze di un tempo. Ma questo è un
altro problema.
Emanuele Fiano del Pd domani presenterà un'interrogazione parlamentare a
cose fatte. Fiano ieri si è anche rivolto al Viminale per chiedere in
extremis di vietare il raduno: «Mi hanno fatto parlare con dei dirigenti
della polizia, mi hanno detto che era stata richiesta un'autorizzazione
per una manifestazione pubblica e che era stata negata, ma che in un
luogo privato non è necessaria nessuna autorizzazione...». Anche Nichi
Vendola via twitter ha chiesto di «non consentire uno strappo ai
principi della legalità democratica».
Troppo tardi. «Al momento non comporta un allarme di ordine pubblico»,
comunica la prefettura di Milano mentre i nazisti si stanno già
radunando. La questura si limita a «monitorare la situazione». Anche
perché per vietare a questo punto bisognerebbe usare la forza. E addio
ordine pubblico. Meglio restare a guardare, anche se le forze
dell'ordine, quando vogliono, e ricevono l'ordine, sanno bene come
creare qualche problemino.
E allora la musica ha inizio. Sul palco sono attesi gli americani Bully
Boys e gli inglesi Brutal Attack. Ma anche i milanesi Corona Ferrea e
Adl 122, i varesotti Garrota e i trentini Linea Ostile. Ad ascoltarli a
quanto sembra sono venuti da mezza Europa - Svizzera, Francia,
Inghilterra, Spagna, Germania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia,
Romania, Russia, Norvegia, Grecia - forse c'è persino una delegazione
del Ku Klux Klan. Un bel festino a base di slogan nazisti e white power
contro neri ed ebrei. Non si tratta di militanti di Forza Nuova a della
Fiamma tricolore. Questi sono nazisti veri. Basta farsi un giro in rete
per scoprire la galassia nera a cui fanno riferimento. Con tanto di
celebrazione del Terzo Reich, al grido di Blood&Honour, motto della
gioventù hitleriana e organizzazione presente anche in Italia, magari
allo stadio, come a Varese.
Proprio il raduno nel varesotto sembrava aver scosso le coscienze. Era
intervenuta anche la presidente della Camera Boldrini. E invece dopo un
mese e mezzo eccoli di nuovo, e questa volta sulla scena ben più
importante di Milano. Perché nessuno se n'è accorto per tempo e ha
impedito che avvenisse? Il sindaco Pisapia: «Si ripropone
l'inaccettabile presenza di una manifestazione di chiaro stampo
neo-nazista, fatto questa volta maggiormente grave e inquietante data la
sua annunciata dimensione internazionale. Milano non può accettare che
si svolgano né ora né in futuro iniziative che attingano al repertorio
dell'intolleranza razziale e politica». Poi ha aggiunto: «Le
autorizzazioni o le azioni preventive sono per legge di competenza di
questura e prefettura. L'amministrazione comunale non ha quindi potestà
di intervento diretto». E questo è il punto. «O la questura non ha
avvisato il sindaco, e sarebbe inaudito, o Pisapia deve spiegare perché
non ha parlato prima ai suoi cittadini», chiede Saverio Ferrari
dell'Osservatorio sulle nuove destre. Da palazzo Marino però giurano di
non aver ricevuto alcuna informazione da parte della questura nonostante
i ripetuti e ovvi contatti con via Fatebenefratelli. Se è così si
tratta di un fatto grave, anzi gravissimo, oltre che di un grosso sgarbo
istituzionale. Mentre scriviamo il raduno è ancora in corso. Si può
solo sperare che finisca come un brutto sogno, senza incidenti, magari
nelle strade della città dopo il concerto. In ogni caso adesso il
questore di Milano, Luigi Savina, dovrà spiegare come è perché è potuto
accadere.
Nessun commento:
Posta un commento