giovedì 27 giugno 2013

Riceviamo e pubblichiamo (ma quanto ci sarà di vero?)



Riciclaggio dei soldi della Lega. La pista della destra eversiva.

Nelle telefonate il nome del neofascista Delfo Zorzi.

Un unico flusso finanziario che intreccia i guadagni delle attività criminali della ’ndrangheta con quelli provenienti dai finanziamenti alla politica. Conti correnti e società utilizzati per il riciclaggio del denaro sfruttando i canali istituzionali e quelli della destra eversiva. Fa un nuovo salto di qualità l’inchiesta sulla destinazione del soldi della Lega Nord gestiti dall’ex tesoriere Francesco Belsito. Perché arriva nei gangli della finanza milanese, lì dove mondi apparentemente diversi si uniscono per occultare il denaro ricavato con attività illecite.

Le venti perquisizioni compiute ieri dagli investigatori della Dia per ordine del pubblico ministero di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e del suo collega della Direzione Nazionale Antimafia Francesco Curcio, svelano le operazioni di riciclaggio compiute negli ultimi due anni e fanno emergere figure come quella di Delfo Zorzi, neofascista esponente di Ordine Nuovo processato e poi assolto nei processi per le stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia.

Sono le intercettazioni telefoniche e le verifiche effettuate attraverso i documenti bancari e gli interrogatori a svelare la «rete» della quale si sarebbero serviti anche i responsabili patrimoniali del Carroccio. È così si scopre come Romolo Girardelli, «l’ammiraglio» che faceva da collegamento con la cosca dei De Stefano; Pasquale Guaglianone, il «mediatore» noto per essere stato tra l’altro il tesoriere dei Nar (i Nuclei Armati Rivoluzionari); l’avvocato Bruno Mafrici (questi ultimi due entrambi con studio professionale a Milano), fossero riusciti a trovare nuovi contatti per il reimpiego dei capitali. Tra le persone «sentite» al telefono con Guaglianone c’era proprio Zorzi. Ma tra gli indagati c’è anche Giuseppe Sergi, l’ex assessore regionale «fedelissimo» del governatore Giuseppe Scopelliti e ben inserito nelle municipalizzate calabresi.

Scrivono i magistrati nel capo di imputazione: «Gli indagati, ciascuno nella sua qualità professionale, politica e imprenditoriale, prendevano parte ad un’associazione per delinquere – al cui interno opera una componente di natura segreta – collegata e avente rispetto alla cosca De Stefano di Archi di Reggio Calabria, il cui composito programma criminoso risulta finalizzato a fornire un consapevole contributo diretto ad agevolare la struttura criminale in due settori: quello economico e finanziario nel cui ambito si pianificano le complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita e di controllo delle attività imprenditoriali; in quello politico istituzionali nei quali le relazioni personali, tra cui quella con Francesco Belsito, vengono sfruttate al fine di consolidare e implementare la capacità di penetrazione e di condizionamento mafioso».

C’è dunque un doppio livello dove ognuno ha il proprio ruolo e lavora per perseguire l’obiettivo comune di acquisire sempre maggiore potere all’interno delle istituzioni e sfruttarlo per concludere affari. È proprio l’atto di accusa che dispone le perquisizione a individuare gli «schemi operativi finalizzati ad occultare la reale natura delle attività svolte dovendosi ritenere che anche attraverso molteplici operazioni di consulenza finanziaria e commerciale illecita (in quanto finalizzata a illegale arricchimento), riguardante operazioni imprenditoriali relative al contesto territoriale reggino riferibili all’attività professionale svolta dalla Mgim con studio in via Durini a Milano, si siano poste in essere attività dirette ad agevolare operazioni di riciclaggio o reimpiego di ingenti capitali di provenienza delittuosa».

I magistrati specificano come «la gestione delle operazioni politiche ed economiche ha consentito agli indagati di divenire il terminale di un complesso sistema criminale destinato tra l’altro ad acquisire e gestire informazioni riservate che venivano fornite da soggetti collegati anche ad apparati istituzionali e canalizzate a favore dei componenti dell’organizzazione». È l’attività di dossieraggio già emersa nella prima fase di indagine, quando si scoprì che tra gli obiettivi c’era anche l’allora ministro dell’Interno e leader della Lega Roberto Maroni




Affile. Rimpatriata fascista al mausoleo di Graziani



Affile come Predappio? E' quello che gli antifascisti della Val d'Aniene vogliono evitare. Sabato al mausoleo della vergogna dedicato al criminale di guerra fascista Graziani una sfilza di vecchi arnesi del neofascismo italiano.
"Invitiamo gli organi di informazione, le Istituzioni e le associazioni sul territorio a diffondere la notizia e a condannare con ogni mezzo quello che sta accadendo nel Comune di Affile: malgrado gli interventi istituzionali e della Procura di Tivoli continua il progetto della "nuova Predappio", il primo raduno previsto per il 29 Giugno" è quanto denuncia in un comunicato il Comitato Affile Antifascista che da tempo è impegnata nella mobilitazione per lo smantellamento del memoriale della vergogna nel piccolo paese della provincia di Roma.
Sabato 29 giugno ad Affile ci sarù una conferenza con ospiti, cena e festa finale a Radimonte: il parco pubblico che ospita il mausoleo intitolato al gerarca fascista Rodolfo Graziani. Visto il blocco del finanziamento regionale e l'apertura delle indagini per apologia del fascismo ci aspettiamo una dichiarazione netta e contraria a questo tipo di manifestazioni: Affile non deve diventare la Predappio del Lazio, lavoriamo tutti uniti affinchè questo progetto vergognoso non si realizzi mai."
Ma chi sono gli ospiti e i relatori di questa ennesima rimpatriata neofascista? Vi troviamo il solito avv. Sinagra, Mario Merlino, Roberto Mancini e Rodolfo Sideri.

L'iniziativa neofascista e l'appello lanciato dagli antifascisti di Affile sta producendo le prime reazioni.
La sezione romana dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani critica aspramente la manifestazione promossa per il prossimo 29 giugno: "Siamo sconcertati dal silenzio delle istituzioni nazionali e del governo di fronte a queste manifestazioni di apologia del fascismo, che pure hanno sollevato forti perplessità a livello internazionale. Non si può onorare la memoria di un collaborazionista dei tedeschi e di un conclamato criminale di guerra e anche l'organizzazione di conferenze a senso unico, con relatori tutti schierati per Graziani, senza alcun contraddittorio, dimostra come il mausoleo e le celebrazioni di Graziani siano figlie di una cultura illiberale e non democratica". Note di protesta sono state avanzate anche da alcuni parlamentari del PD.
L'attivismo della memorialistica neofascista nella zona, aveva già visto un mese fa una iniziativa analoga ad Alatri (vicino Fiuggi), dove il 25 maggio l' Associazione militante Fiamma Frusino, a Tecchiena di Alatri presso il locale " il Messicano " in via Verolana n° 2 , aveva organizzato un convegno dal titolo "Un uomo della nostra terra... Rodolfo Graziani".  Anche lì aveva partecipato lo stesso poker di quattro relatori che saranno sabato ad Affile : Il Prof. Augusto Sinagra, Roberto Mancini, Mario Merlino, Rodolfo Sideri. Al convegno neofascista avevano aderito associazioni locali come Amici della Fiamma di Paliano e SPQV-Fronte Veroli e associazioni  neofasciste nazionali come l'Ass. Decima Mas - Campo della Memoria.



martedì 25 giugno 2013

Urbino. Processo agli Antifascisti: "molestarono comizio di Forza Nuova"



Mercoledi 26 giugno ad Urbino sei compagni saranno processati per “ingiuria e molestia”, in seguito ad un presidio Antifascista svoltosi il 6 aprile 2011. Durante un banchetto di Forza Nuova in piazza della Repubblica decine fra compagni/e Antifascisti del territorio ribadirono il loro totale rifiuto ad ogni forma di fascismo denunciando pubblicamente la natura xenofoba e razzista di Forza Nuova e coprendo con i loro corpi il banchetto dei neo-fascisti, che istigava all’odio e alla violenza verso i migranti.

CHIEDIAMO A TUTTI/E DI ESSERE PRESENTI IL 26 GIUGNO ALLE ORE 10:00 SOTTO IL TRIBUNALE DI URBINO.
 
ORA E SEMPRE RESISTENZA, L'ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA!




lunedì 24 giugno 2013

Le stragi nazifasciste. Verità giudiziarie, verità storiche.



25 giugno 2013
ore 18.00
Auditorium di viale Ca’ Granda 19

 

Iniziativa organizzata da Comune di Milano e Consiglio di zona 9, in collaborazione con l’INSMLI.
Nel corso dell’iniziativa sarà presentato il progetto di ricerca per la realizzazione di un atlante delle stragi nazifasciste in Italia.

Interventi di:
Carlo Smuraglia (Anpi nazionale);
Paolo Pezzino (Università di Pisa);
Silvia Buzzelli (Università di Milano Bicocca).
Coordina la discussione Giovanni Scirocco, responsabile delle attività culturali dell’Istituto Ferruccio Parri di Milano.



venerdì 21 giugno 2013

Confermato l’arresto dell’antifascista russo Alexei Gaskarov

Il 19 giugno il tribunale di Mosca ha respinto la richiesta di scarcerazione preventiva per l’antifascista Alexei Gaskarov. Il 28 aprile il giovane è stato prelevato dalla propria abitazione dalle forze dell’ordine e il giorno dopo il tribunale di Basmanny ha convalidato l’arresto fino al 28 giugno. L’accusa è di aver preso parte alla “Marcia dei milioni” il 6 maggio 2012, manifestazione in cui migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la rielezione di Putin. Il corteo, precedentemente concordato con la questura, è stato bloccato prima del punto d’arrivo da diversi schieramenti della polizia coadiuvata dalle unità speciali, le quali avevano un atteggiamento provocatorio e molto aggressivo nei confronti dei manifestanti. Quando diversi gruppi di attivisti hanno tentato di forzare i blocchi per arrivare nella piazza Bolotnaya, i soldati di O.M.O.N. (Unità speciali antiterrorismo della polizia) hanno iniziato a caricare violentemente, manganellando e dando calci alla gente per terra. Alexei Gaskarov ha provato ad aiutare a rialzarsi da terra un manifestante pesantemente picchiato, ma nel frattempo alcuni agenti l’hanno buttato a terra e iniziato a pestarlo. Nello stesso giorno Alexei ha sporto denuncia per i pestaggi, così prima è diventato indagato e in tarda serata era imputato per violazione della sicurezza pubblica, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Queste accuse erano sostenute da due testimoni: dall’agente conducente del veicolo della polizia e dal suo collega che riprendeva gli scontri, il quale ovviamente non ha nessun video che mostri i fatti riguardanti Gaskarov.

Il 19 giugno i giudici del tribunale di Mosca hanno confermato la sentenza del tribunale di Basmanny, adducendo delle motivazioni assurde, come il fatto che Gaskarov possa mettere in atto complotti, fare pressione sui due testimoni dell’accusa o uscire dal paese in quanto possiede il passaporto per viaggiare all’estero. La difesa ha dimostrato che durante le misure cautelari precedenti ai fatti descritti, Alexei non ha mai tentato la fuga, anzi, ha lavorato regolarmente e ha anche presentato la denuncia per i pestaggi del 6 maggio: tutte queste argomentazioni non sono state prese in considerazione. Inoltre, gli avvocati hanno denunciato il fatto che nel carcere detentivo ad Alexei al posto della soluzione per le lenti, hanno dato un liquido che gli ha causato la perdita della vista per due giorni.

Nel 2010 Gaskarov era stato arrestato e detenuto in via preventiva con accuse di aver organizzato e partecipato al raid negli uffici del Comune di Khimki. L’azione fa parte del quadro di proteste contro la distruzione del bosco di Khimki, al posto del quale il governo vuole costruire un’autostrada. Dopo tre mesi in carcere senza una chiara accusa, Alexei Gaskarov è stato rilasciato. In seguito alla sua assoluzione, Gaskarov è stato preso di mira dal Dipartimento E (anti-estremismo) della Polizia, il quale tenta di far pressione e intimidire l’attivista. Il suo caso è solo uno dei tanti nella Russia di Putin, dove ogni movimento sociale o forma di opposizione va distrutta anche con i mezzi più brutali, ma la domanda da farsi è: quanto può durare questa strategia miope del governo?

Calcio, un contratto a Novara per il calciatore filonazista cacciato dalle nazionali greche

"Tutti hanno diritto a una seconda chance". Così i dirigenti del Novara, la società che milita in serie B, ha spiegato la trattativa per portare in Italia Georgos Katidis, il giovane centrocampista greco (ha 20 anni), escluso dalle nazionali del suo paese per aver fatto il saluto nazista in campo.

 
A Novara sono convinti: la trattativa va avanti, il club piemontese definisce il gesto "scioccamente inconsapevole e irrispettoso per milioni di persone che per colpa di falsi ideali e di miti hanno sofferto e pagato con la vita". Ma "ora che questo ragazzo - proseguono - è perfettamente conscio, finalmente, del significato e del dramma che quel gesto ha rappresentato, abbiamo pensato di dargli una seconda chance".
Ma l'effetto è stato fragoroso, in un calcio italiano che quasi quotidianamente è costretto a fare i conti con episodi di razzismo e intolleranza (curve chiuse, 'buu' ai giocatori neri, Balotelli costretto a dire che lascerà il campo al primo coro, partite sospese, scritte sui muri e striscioni vergognosi). "L'emulazione è dietro l'angolo e i dirigenti, prima ancora dei tifosi, devono avere l'accortezza di evitare queste situazioni", sostiene Vittorio Pavoncello, il presidente del Maccabi, l'associazione sportiva ebraica. "A Novara parlano di seconda chance e di un gesto inconsapevole. Mio nonno Vittorio, morto ad Auschwitz, questa seconda chance non l'ha avuta, ed era era una persona molto mite che non ha mai fatto gesti inconsulti. Così mi raccontano perché ovviamente io non ho mai potuto conoscerlo".
Pavoncello insiste: "Il calcio italiano, alle prese con episodi sempre più diffusi sugli spalti e sulle curve non ha bisogno di nuovi trascinatori di folle. La Uefa, la Fifa, la stessa Federcalcio italiana stanno facendo uno sforzo enorme che però così rischia di essere vanificato: d'accordo, questo ragazzo ha 20 anni, ma non si può parlare di gesto estemporaneo, è un giovane indottrinato che ha fatto una cosa meditata, lo dimostrano i tatuaggi da cui è coperto. In Italia abbiamo già avuto Di Canio che era l'emblema di una certa politica che nel calcio non dovrebbe entrare. Di Canio è diventato un simbolo: non abbiamo bisogno di un altro personaggio che porti e spinga le curve a fenomeni di emulazione".
Il presidente della Federazione Maccabi rivolge un appello: "Non lasciateci soli. Non può essere sempre e soltanto la comunità ebraica a protestare. Questo è un episodio grave che coinvolge tutti, non solo il mondo del calcio. I dirigenti dovrebbero avere il buon senso di evitare questi gesti, bisogna sempre valutarne i pro e i contro. Pur non avendo vissuto la deportazione io la immagino, se la società civile si fosse mossa in tempo forse tutto ciò che è accaduto non sarebbe successo. Chi è nella facoltà di opporsi e far ragionare sull'inopportunità (dalla società civile ai dirigenti a tutte le persone di buon senso) lo dica apertamente: 'state facendo una stupidaggine'. Il nazismo e l'intolleranza toccano tutti. Dobbiamo essere vigili, il nazismo è anacronistico, bisogna spegnere la fiammella che lo fa tiene alimentato.
Il Novara guarda avanti: "Stiamo tesserando un centrocampista di qualità nato nel 1993. Crediamo che l'intolleranza si debba combattere ricordando ai nostri ragazzi quello che è successo nella storia affinché non succeda mai più". Pavoncello però non ci sta: "Alba Dorata non ha insegnato nulla? La crisi economica ha provocato queste situazioni, non è stato un gesto estemporaneo. E il pericolo di emulazione è troppo presente. Probabilmente è vero, Katidis sarà un campione, ma allora in nome dei soldi così rischiamo di gettare via tutti i valori sui quali dovrebbe essere fondato lo sport. Noi siamo aperti a tutto e a tutti e tolleranti, a Novara parlano della pecorella smarrita da accogliere di nuovo, ma è necessario in questo caso accoglierla? E' troppo sottile la linea che separa la tolleranza dall'intolleranza. E non possiamo rischiare".

Fascisti vecchi e nuovi



dal sito OsservatorioDemocratico.org

I fascisti nostalgici della RSI si riuniscono alla Cicogna, vicino ad Arezzo. Una  rimpatriata di ex repubblichini, agenti di Gladio e ciarpame neofascista.
In Provincia di Arezzo (città medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza), esattamente a Terranuova Bracciolini località la Cicogna esiste una fondazione dedicata alla Repubblica Sociale. Tale fondazione, nasce nel 1986 su iniziativa di una ventina di reduci della Repubblica di Salò come Istituto Storico della Repubblica Sociale Italiana, nonché museo e sacrario. In effetti si tratta di una bella villa di 17 stanze con 8.000 mq di parco, venduta per un prezzo inferiore al valore al comitato promotore . Nonostante le iniziali proteste da parte dei cittadini, ma anche di tutte le Istituzioni, partiti dell’arco costituzionale, sindacati e ANPI , l’Istituto Storico RSI ha continuato indisturbato la sua attività fino ad oggi trasformandosi nel frattempo in Fondazione. La Fondazione oltre ad avere la sede della Cicogna, ne ha altre a Bologna e a Roma ed è sostenuta da vari gruppi nazisti e fascisti. Il nucleo principale è praticamente quello che fa capo ai fondatori dell’Istituto Storico (un po’ morti, e un po’ vecchi e rincoglioniti…), ma che vede attivi anche giovani, è Il Raggruppamento Nazionale Reduci e combattenti R.S.I. : è un movimento politico culturale che inneggia al nazional socialismo , la vicepresidenza di questo gruppo è di Stelvio Dal Piaz aretino ex repubblichino e tra i fondatori dell’Istituto Storico. Questo movimento ha varie ramificazioni in diverse regioni italiane: è praticamente formato da delegazioni regionali capeggiate da elementi appartenenti a varie organizzazioni fasciste e naziste. Ha anche collegamenti internazionali : con il Movimento Peronista Tercera Posicion, con la Falange spagnola, con l’IRNA irlandese, con i fascisti francesi, belgi, rumeni, giapponesi e via discorrendo… La sua sede legale è a Roma in via Scirè 23, stesso indirizzo di un’altra organizzazione: Raido ( è il ricostruito nome protogermanico della Runa che significa viaggio), se si clicca sul loro sito si trova che organizzano spesso campi (anche femminili…), marce in montagna ecc…si ispirano ad Evola, Guenon e Codreanu. Lo scorso 15 giugno hanno organizzato una festa “comunitaria” nell’Agro Romano a Maccarese, dedicata a Francesco Cecchin, musica, vino, pogo…. circa 400 entrate….gruppi di fascisti provenienti da tutta Italia (Tradizione di Trieste, Fascio Etrusco, Rinnovazione Rieti, Tempo di lottare, Lealtà e Azione, Azione punto zero…) stessi gruppi e stessi figuri frequentatori della Fondazione. In effetti Raido è l’organizzazione che dovrebbe raccogliere il Testimone che viene consegnato dai vecchi alle giovani generazioni per “preservare, conservare, tramandare la memoria storica di chi l’8 settembre ha compiuto una scelta difficile” come dissero nell’incontro che fecero per sancire la collaborazione. Altre organizzazioni fasciste o nazional socialiste che collaborano con la Fondazione: Thule Italia, Centro studi Aurhelio. Un altro fondatore dell’Istituto storico rimasto a lungo presidente della fondazione è Bruno Lazzarotto, anche lui ex combattente RSI, arruolato nelle prime formazioni della compagnia della morte Servizi informazione X MAS, ha partecipato alle operazioni militari contro l’esercito di Tito, una potenza economica a Roma: ha costruito la stazione della Magliana, urbanizzato l’aeroporto Leonardo da Vinci, pavimentato lo stadio Olimpico di Roma, diretto Capitalia e Tubitalia...(dovrebbe essere morto nel 2011). Lo “storico” della fondazione è Pietro Cappellari, ufficiale riservista dell’ Esercito Italiano , è stato candidato per la Fiamma Tricolore alle comunali di Roma del 2005, nel 2008 è anche stato segretario generale del gruppo clerico fascista “Patria e Libertà”, frequentatore assiduo delle cerimonie commemorative del campo della memoria di Nettuno, sacrario dei caduti della X MAS, cerimonie che ricorrono in date particolari tipo il 25 aprile…o anche il 9 maggio giorno in cui Mussolini nel 36 proclamò l’impero e oggi si celebra il giorno del guerriero, autore di diverse pubblicazioni improntate sul revisionismo fascista. Ultima: Una Patria una Nazione un Popolo. Ultimamente era relatore a Perugia del contestato convegno sulla Marcia su Roma: il prossimo 23 giugno ci riprova in “casa” alla Fondazione dove fin dal giorno prima si raduneranno fascisti da tutta Italia. Sulle attività “culturali” della Fondazione possiamo trovare riscontro nella loro rivista bimestrale “Acta” che, oltre a riprodurre documentazioni d’epoca sulla RSI ovviamente per esaltarne gesta e valori, riporta sia le sintesi delle assemblee dei soci, sia dei seminari e campi di formazione che si tengono periodicamente alla Cicogna. Tali seminari naturalmente  tesi ad esaltare i “valori” del fascismo e le gesta dei bravi repubblichini, tendono a recuperare   la memoria storica dell’Impero di Mussolini e sono tenuti da “studiosi” fascisti. I partecipanti sono esponenti di spicco di Fiamma Tricolore, La Destra, Forza Nuova , Socialismo Nazionale, Casapound e blocco studentesco) . I campi di formazione sono altrettanto inquietanti dei seminari in quanto sono finalizzati non solo all’educazione “spirituale”, ma anche e soprattutto all’esercizio fisico con disciplina di tipo militare. Negli ultimi anni il CAAT aretino  e Valdarno Antifascista, insieme ad altre realtà hanno organizzato e continuano ad organizzare presidi e volantinaggi contro la presenza di questa fondazione che raduna periodicamente nella zona fascisti di tutti i tipi……   la lotta continua!…. I prossimi appuntamenti dei fascisti sono il 23 giugno per un seminario su La Marcia su Roma con Pietro Cappellari; l'8 settembre con l'incontro "Il dovere di un soldato: non cedere le armi" e il 17 novembre: 35 brigata Nera, un incontro con Mario Pellegrinetti (responsabile della associazione "benefica" Stella Maris) e Sergio Mura (ex ufficiale del Sismi e membro di Gladio).