venerdì 21 giugno 2013

Calcio, un contratto a Novara per il calciatore filonazista cacciato dalle nazionali greche

"Tutti hanno diritto a una seconda chance". Così i dirigenti del Novara, la società che milita in serie B, ha spiegato la trattativa per portare in Italia Georgos Katidis, il giovane centrocampista greco (ha 20 anni), escluso dalle nazionali del suo paese per aver fatto il saluto nazista in campo.

 
A Novara sono convinti: la trattativa va avanti, il club piemontese definisce il gesto "scioccamente inconsapevole e irrispettoso per milioni di persone che per colpa di falsi ideali e di miti hanno sofferto e pagato con la vita". Ma "ora che questo ragazzo - proseguono - è perfettamente conscio, finalmente, del significato e del dramma che quel gesto ha rappresentato, abbiamo pensato di dargli una seconda chance".
Ma l'effetto è stato fragoroso, in un calcio italiano che quasi quotidianamente è costretto a fare i conti con episodi di razzismo e intolleranza (curve chiuse, 'buu' ai giocatori neri, Balotelli costretto a dire che lascerà il campo al primo coro, partite sospese, scritte sui muri e striscioni vergognosi). "L'emulazione è dietro l'angolo e i dirigenti, prima ancora dei tifosi, devono avere l'accortezza di evitare queste situazioni", sostiene Vittorio Pavoncello, il presidente del Maccabi, l'associazione sportiva ebraica. "A Novara parlano di seconda chance e di un gesto inconsapevole. Mio nonno Vittorio, morto ad Auschwitz, questa seconda chance non l'ha avuta, ed era era una persona molto mite che non ha mai fatto gesti inconsulti. Così mi raccontano perché ovviamente io non ho mai potuto conoscerlo".
Pavoncello insiste: "Il calcio italiano, alle prese con episodi sempre più diffusi sugli spalti e sulle curve non ha bisogno di nuovi trascinatori di folle. La Uefa, la Fifa, la stessa Federcalcio italiana stanno facendo uno sforzo enorme che però così rischia di essere vanificato: d'accordo, questo ragazzo ha 20 anni, ma non si può parlare di gesto estemporaneo, è un giovane indottrinato che ha fatto una cosa meditata, lo dimostrano i tatuaggi da cui è coperto. In Italia abbiamo già avuto Di Canio che era l'emblema di una certa politica che nel calcio non dovrebbe entrare. Di Canio è diventato un simbolo: non abbiamo bisogno di un altro personaggio che porti e spinga le curve a fenomeni di emulazione".
Il presidente della Federazione Maccabi rivolge un appello: "Non lasciateci soli. Non può essere sempre e soltanto la comunità ebraica a protestare. Questo è un episodio grave che coinvolge tutti, non solo il mondo del calcio. I dirigenti dovrebbero avere il buon senso di evitare questi gesti, bisogna sempre valutarne i pro e i contro. Pur non avendo vissuto la deportazione io la immagino, se la società civile si fosse mossa in tempo forse tutto ciò che è accaduto non sarebbe successo. Chi è nella facoltà di opporsi e far ragionare sull'inopportunità (dalla società civile ai dirigenti a tutte le persone di buon senso) lo dica apertamente: 'state facendo una stupidaggine'. Il nazismo e l'intolleranza toccano tutti. Dobbiamo essere vigili, il nazismo è anacronistico, bisogna spegnere la fiammella che lo fa tiene alimentato.
Il Novara guarda avanti: "Stiamo tesserando un centrocampista di qualità nato nel 1993. Crediamo che l'intolleranza si debba combattere ricordando ai nostri ragazzi quello che è successo nella storia affinché non succeda mai più". Pavoncello però non ci sta: "Alba Dorata non ha insegnato nulla? La crisi economica ha provocato queste situazioni, non è stato un gesto estemporaneo. E il pericolo di emulazione è troppo presente. Probabilmente è vero, Katidis sarà un campione, ma allora in nome dei soldi così rischiamo di gettare via tutti i valori sui quali dovrebbe essere fondato lo sport. Noi siamo aperti a tutto e a tutti e tolleranti, a Novara parlano della pecorella smarrita da accogliere di nuovo, ma è necessario in questo caso accoglierla? E' troppo sottile la linea che separa la tolleranza dall'intolleranza. E non possiamo rischiare".

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