"Tutti hanno diritto a una seconda chance". Così i dirigenti del Novara,
la società che milita in serie B, ha spiegato la trattativa per portare
in Italia Georgos Katidis, il giovane centrocampista greco (ha 20
anni), escluso dalle nazionali del suo paese per aver fatto il saluto
nazista in campo.
A Novara sono convinti: la trattativa va avanti, il
club piemontese definisce il gesto "scioccamente inconsapevole e
irrispettoso per milioni di persone che per colpa di falsi ideali e di
miti hanno sofferto e pagato con la vita". Ma "ora che questo ragazzo -
proseguono - è perfettamente conscio, finalmente, del significato e del
dramma che quel gesto ha rappresentato, abbiamo pensato di dargli una
seconda chance".
Ma l'effetto è stato fragoroso, in un calcio italiano che quasi
quotidianamente è costretto a fare i conti con episodi di razzismo e
intolleranza (curve chiuse, 'buu' ai giocatori neri, Balotelli costretto
a dire che lascerà il campo al primo coro, partite sospese, scritte sui
muri e striscioni vergognosi). "L'emulazione è dietro l'angolo e i
dirigenti, prima ancora dei tifosi, devono avere l'accortezza di evitare
queste situazioni", sostiene Vittorio Pavoncello, il presidente del
Maccabi, l'associazione sportiva ebraica. "A Novara parlano di seconda
chance e di un gesto inconsapevole. Mio nonno Vittorio, morto ad
Auschwitz, questa seconda chance non l'ha avuta, ed era era una persona
molto mite che non ha mai fatto gesti inconsulti. Così mi raccontano perché ovviamente io non ho mai potuto conoscerlo".
Pavoncello insiste: "Il calcio italiano, alle prese con episodi
sempre più diffusi sugli spalti e sulle curve non ha bisogno di nuovi
trascinatori di folle. La Uefa, la Fifa, la stessa Federcalcio italiana
stanno facendo uno sforzo enorme che però così rischia di essere
vanificato: d'accordo, questo ragazzo ha 20 anni, ma non si può parlare
di gesto estemporaneo, è un giovane indottrinato che ha fatto una cosa
meditata, lo dimostrano i tatuaggi da cui è coperto. In Italia abbiamo
già avuto Di Canio che era l'emblema di una certa politica che nel
calcio non dovrebbe entrare. Di Canio è diventato un simbolo: non
abbiamo bisogno di un altro personaggio che porti e spinga le curve a
fenomeni di emulazione".
Il presidente della Federazione Maccabi rivolge un appello: "Non
lasciateci soli. Non può essere sempre e soltanto la comunità ebraica a
protestare. Questo è un episodio grave che coinvolge tutti, non solo il
mondo del calcio. I dirigenti dovrebbero avere il buon senso di evitare
questi gesti, bisogna sempre valutarne i pro e i contro. Pur non avendo
vissuto la deportazione io la immagino, se la società civile si fosse
mossa in tempo forse tutto ciò che è accaduto non sarebbe successo. Chi è
nella facoltà di opporsi e far ragionare sull'inopportunità (dalla
società civile ai dirigenti a tutte le persone di buon senso) lo dica
apertamente: 'state facendo una stupidaggine'. Il nazismo e
l'intolleranza toccano tutti. Dobbiamo essere vigili, il nazismo è
anacronistico, bisogna spegnere la fiammella che lo fa tiene alimentato.
Il Novara guarda avanti: "Stiamo tesserando un centrocampista di
qualità nato nel 1993. Crediamo che l'intolleranza si debba combattere
ricordando ai nostri ragazzi quello che è successo nella storia affinché
non succeda mai più". Pavoncello però non ci sta: "Alba Dorata non ha insegnato nulla? La crisi
economica ha provocato queste situazioni, non è stato un gesto
estemporaneo. E il pericolo di emulazione è troppo presente.
Probabilmente è vero, Katidis sarà un campione, ma allora in nome dei
soldi così rischiamo di gettare via tutti i valori sui quali dovrebbe
essere fondato lo sport. Noi siamo aperti a tutto e a tutti e
tolleranti, a Novara parlano della pecorella smarrita da accogliere di
nuovo, ma è necessario in questo caso accoglierla? E' troppo sottile la
linea che separa la tolleranza dall'intolleranza. E non possiamo
rischiare".
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