giovedì 28 febbraio 2013

Verona: 2 Marzo manifestazione antifascista


A seguito dell’irruzione squadrista in università avvenuta a Verona martedì 12 febbraio durante l’incontro con Alessandra Kersevan, si sono tenute diverse partecipate assemblee, dentro e fuori gli spazi universitari, nelle quali si è aperto un confronto per organizzare un’azione articolata e determinata attraverso cui contrastare l’allarmante diffondersi di culture e pratiche autoritarie.
Ha avuto inizio un percorso che sta unendo differenti realtà cittadine, scolastiche e universitarie in una mobilitazione spontanea contro la violenza fascista, una mobilitazione che deve crescere e diventare contagiosa.

Sabato 2 marzo vi aspettiamo tutte e tutti al corteo che a partire dalle 14.30 attraverserà Veronetta, il quartiere universitario, il quartiere interculturale, il quartiere più vitale della città. Musica, interventi, microfono aperto e distribuzione di materiale informativo per denunciare:

• la sostanziale continuità tra l’azione istituzionale e quella squadrista nei confronti di tutto ciò che rappresenta una minaccia all’identità, ai valori tradizionali,all’interesse ideologico predominante;

• la diffusa rete politica di matrice fascista grazie alla quale organizzazioni squadriste godono di coperture e di piena agibilità politica nelle istituzioni, nelle scuole, in università;

• il qualunquismo e il silenzio complice di chi volta lo sguardo davanti al dilagare di violente derive identitarie, razziste e sessiste nella società o liquida come risse le continue aggressioni;

• la sistematica repressione nei confronti degli spazi di socialità, di cultura, di autogestione, con il fine di impedire lo sviluppo di percorsi di emancipazione individuale e collettiva.

Un corteo comunicativo che vuole dare voce anche agli studenti, ai collettivi, alle associazioni, alle persone che ogni giorno vivono il quartiere e le sue contraddizioni e che non hanno alcuna intenzione di lasciare ulteriore spazio alle iniziative fasciste. Con il pensiero a Nicola Tommasoli, Valerio Verbano, Dax e a tutte le altre vittime della violenza squadrista.

 

venerdì 22 febbraio 2013

Casapound: minacce di morte ad Ingroia



Stamattina il candidato di “Rivoluzione civile” alla presidenza della regione Lazio, Sandro Ruotolo, ha abbandonato gli studi Rai di Saxa rubra dov’era in corso la tribuna elettorale dei presidenti di Regione, a causa della presenza in studio del candidato di Casapound. Intanto ieri sono arrivate le minacce di morte ad Antonio Ingroia. Ancora una volta i fascisti (per chi ancora ritiene che il fascio sia finito) rispolverano la loro politica alla "olio di ricino e manganello". E' ora di spazzarli via definitivamente!

Sandrio Ruotolo così risponde alle domande dei giornalisti:

Intorno alla lista “Rivoluzione Civile” si sta creando un clima a dir poco pericoloso, dopo l’aggressione verbale nei tuoi confronti, ieri sono arrivate minacce di morte ad Antonio Ingroia.
Ci troviamo in un momento di passaggio epocale, un po’ come il ’92, da una parte la caduta del Muro e dall’altra Mani Pulite. Allora c’era un mercato elettorale in libera uscita che portò alla nascita di “Forza Italia” e sappiamo come sia andata a finire con l’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia. Nel 1992 c’erano le stragi, oggi invece abbiamo un avvelenamento. Le lettere minatorie a Ingroia, con messaggi mafiosi e l’estrema destra. Quelli di Casa Pound che si definiscono fascisti del terzo millennio e provano ad accreditarsi come interlocutori democratici ma nei loro atti e dichiarazioni si capisce inequivocabilmente chi sono, da dove provengono e dove sono rimasti.


Perché hai lasciato la trasmissione televisiva?
Avrei voluto confrontarmi con gli altri candidati, era un’occasione importante per far conoscere il programma di Rivoluzione civile. Ma per noi è fondamentale la coerenza. In studio era presente il candidato presidente di Casapound, il gruppo fascista che ha interrotto una mia iniziativa elettorale a Civita Castellana, insultandomi e minacciandomi. Il candidato di Casapound l’ha definito un atto goliardico, ma per me e i presenti è stato invece un momento di tensione che ci ha impedito di proseguire la nostra iniziativa elettorale. Per noi di Rivoluzione civile i valori della Costituzione sono sacri e il primo è l’antifascismo.


Cosa pensi di Grillo?
Mi ricorda Forza Italia nel ’94. Come Berlusconi controllava tv ed era l’espressione culturale di quel mondo, così Grillo usa la tv senza andarci ma lasciandosi riprendere. Ho paura che in lui si riconosca quell’Italia rancorosa e vendicativa che rispecchia il suo linguaggio. Un linguaggio dissacrante e accettabile da un comico, ma non da chi suggerisce un voto. Grillo? Espropria la satira della sua natura. La satira prende in giro il potere. Grillo la usa per prendere il potere.




mercoledì 20 febbraio 2013

Spot omofobo di Fratelli D'Italia, Meloni si dissocia.


"A nome di Fratelli d'Italia chiedo scusa per il video-parodia, di pessimo gusto, realizzato in maniera autonoma da alcuni esponenti padovani". Giorgia Meloni, fondatore di Fratelli d'Italia, si è dissociata. L'ha fatto poco dopo l'apparizione del video su Youtube postato da due candidati alle politiche in Veneto. Lo spot rivede il video della coppia omosessuale Stefano e Federico, poi riproposto a Sanremo. I due candidati del Veneto seduti, col simbolo dietro, e i cartelli in mano. La stessa musica, ma per un messaggio privo di qualsiasi poesia e buon gusto. Che si conclude con i fogli: "Domenica e lunedì vota con la testa, con il cuore". E poi "Non votare con il culo".

I due candidati chiudono il video con un ultimo sorrisino e un ulteriore cartello: "Noi amiamo le donne, soprattutto Giorgia Meloni". Che invece ne avrebbe fatto a meno: "Solidarizzo con le persone e le associazioni che si sono sentite offese. Ho chiesto agli autori di rimuovere immediatamente il video dalla rete e di chiedere a loro volta scusa", ha dichiarato. "Il tema dei diritti per gli omosessuali è delicato, anche a causa delle inaccettabili discriminazioni perpetrate a loro danno nei secoli. Ribadiamo la nostra ferma condanna dunque per ogni specie di omofobia. Iniziative così volgari e superficiali non appartengono alla cultura e al modo di fare politica con cui vogliamo caratterizzare Fratelli d'Italia".

Il video ha suscitato una condivisa irritazione immediata. "Più che offeso, mi sento imbarazzato. L'esibizione dell'ignoranza dovrebbe far riflettere gli esibizionisti, perché nuoce gravemente alla loro immagine e alla loro credibilità. Poveracci. Bisognerà organizzare dei corsi di recupero per gli intolleranti del tempo nostro", ha detto Nichi Vendola.

"Siamo all'omofobia elettorale. Lo spot non solo è di cattivo gusto, ma è chiaramente offensivo verso i gay" ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center. "E' questa è la linea politica e di comunicazione che Fratelli d'Italia vuole adottare nei confronti degli omosessuali? L'omofobia è una brutta malattia, farla entrare in Parlamento è ancora peggio", ha concluso.

 

martedì 19 febbraio 2013

Il coraggio di dire NO al nazismo….



C'era una volta un uomo, padre di famiglia, che aveva avuto la sfortuna di abitare nella Germania nazista.

Con l'avvento del nazismo fu costretto ad iscriversi al partito e presenziare ogni manifestazione rossobruna.

Egli non appoggiò mai le folli idee razziste e xenofobe imposte dall'unico partito. Gli fu anche prospettato (e comandato) di disconoscere le figlie e la moglie (entrambe ebree).

La foto qua sotto, estremamente evocativa e significativa, ci è pervenuta via web da un compagno di Milano.



giovedì 14 febbraio 2013

Le foibe sono un falso storico propagandato dai fascisti e usato dalla borghesia



dai compagni di Comunisti Sinistra Popolare

Il 30 Marzo 2004, con la legge bipartisan n.92, è stato istituito il "giorno del ricordo" da celebrare il 10 Febbraio di ogni anno. Essa fu il risultato di due interessi convergenti: quello dei fascisti nella loro ricerca di ripulirsi e riabilitarsi e quello della borghesia nel suo tentativo di equiparazione dei comunisti con i nazi-fascisti, che vede l'Unione imperialista Europea (1), impegnata da anni nel lavoro puramente "ideologico" di equiparazione e istituzione della categoria "totalitarismi" per mettere fuori legge le organizzazioni operaie-popolari e i partiti comunisti rivoluzionari del continente europeo.

Le foibe rappresentano in Italia il principale strumento con il quale i fascisti e la borghesia, attraverso i loro mezzi di comunicazione di massa, portano avanti i loro convergenti interessi ideologici. E' dovere di ogni rivoluzionario, di ogni sincero progressista e democratico, combattere questa propaganda puramente ideologica, decostruendo il loro "impianto accusatorio" e integrando i fatti nel loro contesto storico.

Nel 2002, il Pres. della Repubblica C.A. Ciampi dichiara in un intervista al quotidiano triestino "Piccolo", che le foibe furono "una lotta etnica scatenata per cercare di deitalianizzare queste zone, che ha dato luogo a violenze e uccisioni. Una cosa tipo la shoah, volta a eliminare più italiani possibili". Nel 2006 riafferma il concetto definendo le foibe una pulizia etnica affermando che: "l'odio e la pulizia etnica sono stati l'abominevole corollario dell'Europa tragica del Novecento"(2). Il 10 Febbraio 2007, l'attuale Pres. della Repubblica G. Napolitano dichiara che "(…) un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una 'pulizia etnica' (3).

Queste dichiarazioni fanno parte del progetto di "creazione di una coscienza collettiva" dell'intera comunità nazionale nella ricerca dello spirito "patriottardo" dell' "Italia riconciliata nel nome della democrazia". Tutto questo ha un solo fine: l'equiparazione del movimento operaio e comunista con il nazi-fascismo, tra il movimento di resistenza partigiana nazionale e internazionale (fortemente composto dalle organizzazioni comuniste) e i regimi nazi-fascisti e coloniali mussoliniano, hitleriano, franchista, nonché di quello croato di Pavelic. L'obiettivo della cancellazione del '900, racchiudendolo nel "totalitarismo" e nella "tragedia", è perseguito soprattutto oggi nella fase di crisi sistemica e ideologica del capitalismo, che deve perciò mettere in campo tutta la sua capacità falsificatoria applicando il metodo nazista di Goebbels, per annientare lo spirito "rivoluzionario" delle masse, colpendo gli unici che lo hanno concretizzato nella presa del potere e l'abbattimento dell'ordine borghese imperialista: i comunisti.

Come affermato dalle massime cariche dello Stato borghese italiano le foibe sono poste sotto l'etichetta di "pulizia etnica" nella versione ufficiale dello Stato, suffragando questa tesi, priva di fondamento in prove, con numeri "della tragedia" a cui ognuno è libero di dare la sua versione soggettiva, passando da qualche migliaio alle decine di migliaia fino ad arrivare alle centinaia di migliaia di italiani gettati vivi in cavità carsiche (le foibe) e lasciati morire. Secondo questa versione ufficiale colpevoli solo di esser italiani. Citiamo a questo punto un estratto di un articolo pubblicato l'8/1/1949 da un giornale della destra locale "Trieste Sera", nel quale si ammetteva: "Se consideriamo che l'Istria era abitata da circa 500 mila persone, delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi e infoibati non possono costituire un atto anti-italiano ma un atto prettamente anti-fascista". Queste 500 "vittime" avvennero durante il breve periodo di governo popolare triestino durato 40 giorni.

Fra Gorizia, Trieste e Fiume effettivamente scomparvero tra le 3 e le 4 mila persone, ma la maggioranza di esse morì nei campi di prigionia dove venivano rinchiusi i prigionieri colpevoli di esser collaboratori dei fascisti. Si parla delle foibe di Fiume, ma in questo paese non esistono foibe. Nella foiba di Fianona non è stato ritrovato nessun corpo. Nella foiba di Opicina sono stati ritrovati solo alcuni soldati morti i cui corpi vennero gettati lì per evitare il diffondersi di epidemie. Nelle foibe di Basovizza, in realtà si tratta del pozzo di una miniera, sono stati ritrovati dagli anglo-americani solo una decina di corpi di soldati tedeschi. Ma si parla di 3.500 infoibati nel triestino tra Basovizza e Monrupino. In quest'ultima in realtà, i partigiani gettarono dei corpi, ma si trattava di corpi di militari nazisti bombardati dagli inglesi, in seguito ad una battaglia tra nazisti e partigiani il 1 Maggio. Eppure li oggi vi è una targa in onore di infoibati dalmati.

Adesso inquadriamo i fatti nel loro contesto storico. Nel settembre del 1920 Benito Mussolini dichiara: "Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500000 slavi barbari a 50.000 italiani"(4). Si istituì così la politica del cosiddetto "fascismo di confine", ovvero una politica aggressiva nel Nord-Est e nei Balcani nell'ordine della deslavizzazione.

Chi fu vittima della "pulizia etnica" e delle mire coloniali fu il popolo slavo, ad opera del regime fascista nella sua "guerra contro lo slavismo" e del suo progetto di "bonifica etnica" perseguita sul piano culturale con la chiusura delle scuole e il divieto di parlare pubblicamente nella loro lingua madre, l'italianizzazione forzata di cognomi e nomi di località, le insegne dei negozi in lingua croata e slovena rimosse e su quello economico con l'espropriazione forzata delle terre e la colonizzazione italiana, il tutto accompagnato da una feroce barbarie contro le popolazioni locali e la resistenza con massacri, incendi di paesi, campi di concentramento, tra questi citiamo il lager di Arbe (Dalmazia) oggi in Croazia, dove vennero rinchiusi tra le 10.000 e le 15.000 civili a maggioranza di etnia slava, diretto dal colonello dei Carabinieri Vincenzo Cuiuli, il campo di internamento e smistamento di Fiume in cui vi erano internati 3.500 slavi e oppositori, il lager di Cattaro (Dalmazia) oggi in Montenegro e il lager di Zara (Dalmazia) oggi in Croazia con 2.400 prigionieri civili.

Sul territorio italiano citiamo il lager per jugoslavi di Treviso con 3.464 di internati diretto dal Tenente Colonello dei Carabinieri A.Anceschi, quello di Chiesanuova a Padova in cui vi furono internati 3.500 civili jugoslavi, in maggioranza croati, diretto dal Colonello D.Caporali. Il lager Renicci ad Arezzo con 3.950 internati in maggioranza civili jugoslavi. Il lager di Gonars a Udine dove vi erano internati 6.500 civili jugoslavi diretto dal Tenente Colonnello Eugenio Vicedomini, Cesare Marioni, Ignazio Fragapane, Gustavo De Dominicis, Arturo Macchi.

Infine citiamo i campi di prigionia e lager per oppositori politici, "allogeni" slavi, sospettati di attività anti-nazionale, prigionieri di guerra ecc… di Fossoli a Carpi (5.000), di Bolzano (11.116) e quello di Risiera San Sabba a Trieste con circa 25.000 internati istituito dal III Reich. Tra il 1941 e il 1943 furono cacciati dall'Istria circa 30.000 Slavi- Croati e Sloveni - e venne occupata la regione. Centinaia di migliaia qui sono i morti reali dell'occupazione fascista e dei regimi nazi-fascisti nei confronti dei popoli slavi. Citiamo su tutti le 13.000 persone massacrate dalle SS e dai repubblichini di Salò nell'inverno del '43 quando ripresero il controllo della penisola istriana, i cui corpi furono gettati nelle foibe. Infatti a differenza della Repubblica di Salò, in questi territori occupati dai nazisti dopo l'8 settembre si ebbe il diretto comando dei nazisti e il battaglione mussoliniano, la X MAS, la Guardia Civica e altre milizie furono sotto loro comando.

Nel periodo dell'insurrezione popolare avvenuta in Istria l'8 Settembre '43, la popolazione oppressa, sia italiana che slava, inferocita prese le armi e si scagliò contro i fascisti, gli occupanti e collaborazionisti che avevano depredato una terra e umiliato un popolo, infliggendogli un duro periodo di privazioni, di pene, di morte. Dopo l'invasione nazista e i crimini commessi al loro servizio dai fascisti (vedi sopra), si istituì nel maggio del '45 il governo partigiano di Trieste durato 40 giorni (vedi sopra).

Il quadro della situazione, politica e sociale, è stata ed era piuttosto complessa: "La situazione nell'Italia orientale era diversa dal resto del nord Italia. Quella era una terra che apparteneva all'Italia solo a partire dalla I guerra mondiale, una terra multietnica. In Italia il fascismo era la mano violenta della borghesia contro il proletariato, mentre nell'Italia orientale il fascismo si presentava oltre che sotto l'aspetto di classe, anche come soppressione delle nazionalità: proibito parlare lingue slave, chiusura di tutte le istituzioni culturali non italiane. Oltre a questo nel '43 noi eravamo annessi alla Germania insieme a Lubiana e all'Istria. Erano i tedeschi che comandavano. Dopo il '45, per altri 8 anni, c'è stata l'occupazione anglo-americana. Quindi la guerra è continuata con mille intrecci, lotte, con nazionalismi, servizi segreti"(5). La violenza che si scatenò fu un atto di giustizia popolare inserita all'interno di un quadro complesso.

Nulla potrà offuscare l'alto contributo dei partigiani comunisti jugoslavi nella guerra al nazifascismo e la collaborazione internazionalista con i partigiani comunisti italiani. La borghesia tenta la strada della denigrazione della resistenza, con l'obiettivo di attaccare i comunisti, dai partigiani jugoslavi ai GAP, perché erano valorosi compagni che si diedero alla causa rivoluzionaria della liberazione dei popoli e della classe operaia dall'oppressione borghese, per trasformare l'Italia in una Repubblica Socialista. E' proprio il carattere rivoluzionario, la lotta di classe che praticarono i comunisti nella guerra di liberazione nazionale, affiancati dalla lotta dei lavoratori che insorgevano nelle città e nelle campagne per farla finita non solo con il nazi-fascismo, ma anche con l'oppressione sociale della classe borghese e il capitalismo, che si servì del fascismo e che trovò subito dopo nuovi servitori, nel proseguimento dello sfruttamento e oppressione di classe, al quale la borghesia riserva il suo profondo odio.

N.B: la ricerca della verità storica e la denuncia dell'uso propagandistico anti-comunista delle foibe, non ha nulla a che fare con un adesione al titoismo e al ruolo della Rep. Popolare Jugoslava, del tutto negativo e anti-leninista.

Note:
5) Tratto dall'intervista rilasciata da Mario Toffanin "Giacca" Comandante dei GAP di Udine alla rivista "resistenze". Condannato all'ergastolo ai processi per Porzus (1952), graziato da Pertini nel 1975. Leggere in merito ai processi di Porzus: www.resistenze.org/sito/te/cu/st/custcb14-010494.htm

In ricordo di Dax - Appuntamento a Rho (MI)





IN RICORDO DI DAX
Compagno antifascista ucciso la notte
del 16 Marzo 2003
da un gruppo di fascisti

Intervengono:
Saverio Ferrari - Osservatorio democratico sulle nuove destre
Associazione Dax 16 marzo 2003

A seguire aperitivo musicale
In preparazione delle tre giornate in ricordo di Dax che si terranno il 15-16-17 marzo.

Organizzano: ANPI di Lainate – Associazione Asskultt Lainate – collettivo la Sciloria Rho