martedì 25 settembre 2012

COMMEMORAZIONE DEL 68° ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO DI MARZABOTTO



Domenica 7 ottobre 2012 si terrà la manifestazione conclusiva per le Celebrazioni del 68° Anniversario dell’eccidio di Marzabotto, il programma completo delle iniziative è riportato nell’allegato.

Per maggiori informazioni, Comune di Marzabotto
tel. 051 6780511 - e-mail: catia@comune.marzabotto.bo.it
Parco Storico Monte Sole
via Porrettana Nord, 4/f
tel. 051 932525 fax 051 6780056
e-mail: segreteria@parcostoricomontesole.it


DOMENICA 7 OTTOBRE 2012
• ore 8,30 Comune di Marzabotto
Ricevimento delegazioni e Canti della Resistenza e partigiani eseguiti dall’Accademia Corale del Reno
• ore 9,30 Chiesa parrocchiale Marzabotto S. Messa per i caduti
• ore 10,30 Sacrario ai Caduti Deposizione corone commemorative
• ore 11,00 Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine
Orazioni ufficiali
• Valter Cardi - Presidente Comitato Onoranze caduti di Marzabotto
• Romano Franchi - Sindaco di Marzabotto
• Saluto di Kareem Kheder - Sindaco di Halabja
• Massimo Zedda - Sindaco di Cagliari

Arrivo staffetta della Memoria da Colle Ameno, Sasso Marconi a Marzabotto
Alla Commemorazione sarà particolarmente apprezzata la presenza dei gonfaloni dei Comuni, delle Province, delle Regioni e bandiere delle Associazioni combattentistiche e partigiane.

Alla manifestazione sarà presente ANPI Barona e ANPI ATM con un Pullman gran turismo che partirà alle ore 7,30 da Milano MM2 Famagosta -. E avrà il seguente programma:
• Incontro ufficiale con l’ANPI locale e visita al Sacrario di Marzabotto -
• Pranzo a Monte Sole, Ristorante “Il Poggiolo”
• Visita guidata ai luoghi della strage. due percorsi a scelta (45 minuti - 3 ore)
• Ritorno a Milano ore 20,30

Per non dimenticare: Sant'Anna di Stazzema


A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.




La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.
Ricorda don Giuseppe Evangelisti:
« La scena che maggiormente dava sgomento era quella della piazza della chiesa: una massa di cadaveri al centro, con la carne quasi ancora friggente; da una parte il corpo di un bimbo sui tre anni, tutto enfiato e screpolato dal fuoco, con le braccia irrigidite e sollevate come per chiedere aiuto, ed intorno lo scenario delle case che mandavano ancora nell’aria baglIori e scoppiettii, la chiesa con la porta spalancata, lasciava vedere un grande braciere al di dentro, fatto con le panche e i mobili, e nell’aria il solito fetore di carne arrostita che levava quasi il respiro e che si espandeva a tutta la vallata.

La sepoltura di queste salme fu fatta il giorno 14 e vi presero parte una trentina di volontari venuti dalla Culla. Fu un lavoro abbastanza difficile e rischioso, specialmente per i grandi nuvoli di mosche, le cui punture avrebbero potuto causare infezioni mortali. Non avevamo maschere, non avevamo disinfettanti. Avevamo solo una piccola bottiglia di alcool e un po’ di cotone per tamponarci il naso.

Anche qui un episodio che ci commosse tutti: fra quei cadaveri c’era una famiglia numerosa, quella di Antonio Tucci, un ufficiale di marina oriundo di Foligno, ma di stanza a Spezia, che con vari sfollamenti si era ritrovato quassù. La sua famiglia era composta da 8 figli (con età da pochi mesi fino a 15 anni) e la moglie.Mentre si stava apprestando la fossa, ecco arrivare il Tucci correndo e gridando come un forsennato, per buttarsi tra quel groviglio di cadaveri: “Anch’io con loro!» urlava. Bisognò immobilizzarlo finché non si fu calmato. Rimase per qualche giorno come semipazzo.

I cadaveri della piazza della chiesa furono 132, fra cui 32 bambini. Altri 8 cadaveri erano dietro il campanile e pare fossero quelli che i tedeschi avevano prelevato in basso per portare le munizioni
».

Nei giorni immediatamente successivi i sopravvissuti, temendo che i nazisti potessero tornare al paese per completare l’opera di annientamento della piccola comunità, si rifugiarono nei ricoveri di fortuna offerti dagli anfratti delle montagne. Per più di un mese, nascosti in grotte, in piccoli metati, nelle gallerie delle vicine miniere, come bestie ferite, ignari di quanto accadeva in Versilia, accompagnati dallo sgomento delle violenze subite, circa 180 persone sopravvissero fra gli stenti, con ortaggi raccolti durante la notte negli orti abbandonati.




Per informazioni e visite a Sant'anna: www.santannadistazzema.org




 

lunedì 24 settembre 2012

Via dedicata a un fascista e razzista a Castellafiume (AQ)



Il Comune di Castellafiume (AQ) ha dedicato una strada della frazione di Pagliara a Cornelio Di Marzio, personaggio di spicco del fascismo in Italia e all'estero, motivandola con una molto presunta sua qualità di scrittore e poeta. In un paesino in cui molte delle strade sono scritte sui muri a vernice su fondo bianco, è stato collocato un palo con una bella targa di pietra. Qualcuno incuriosito ma anche un po' indispettito per i trascorsi del personaggio ha telefonato al sindaco Aurelio Maurizi per avere spiegazioni. Risultati? Nessuno. Il primo cittadino si è trincerato dietro le solite frasi fatte di un apparente buon senso ben impastato nella malafede. "Sono passati 70 anni", "non tutti la pensano allo stesso modo", ecc. Indipendentemente da quanto tempo sia passato, il fatto storico resta. Come detto Cornelio Di Marzio è stato un personaggio di spicco del fascimo in Italia ed all'estero, ma soprattutto è stato uno dei 100 "firmatari" delle ignominiose leggi razziali; e questo è sicuramente molto più rilevante nella vita di Cornelio Di Marzio di quanto lo siano stati i suoi scritti ai più sconosciuti. Anni fa fu organizzata da alcuni villeggianti una raccolta di firme  per chiedere che venisse intestata una strada al discutibile personaggio. La raccolta di firme fu fatta tra "adepti", di nascosto, ma purtroppo per loro una delle persone a cui fu chiesto di firmare rese pubbliche le intenzioni e quindi fu presentata anche una raccolta di firme che chiedeva al sindaco di non accogliere la richiesta in quanto il personaggio era perlomeno discutibile. In conclusione, l'allora sindaco Ricci Quirino, valutò poco opportuno intitolare una strada ad un personaggio così dubbio. A dedicare la via al fascistissimo Cornelio Di Marzio ci ha pensato il suo successore. Cosa possiamo fare visto che le istituzioni italiane sono ormai fascistizzate? Smontare ogni targa fascista, distruggere ogni monumento a loro dedicato, soltanto così verrà rispettata la memoria di chi ha combattuto ed è morto per la nostra libertà. Se le istituzioni italiane non riescono e non vogliono più, ci dobbiamo pensare noi!