giovedì 31 gennaio 2013

Sabato 2 Febbraio iniziativa antifascista a Padova


L'estrema destra fascista lombarda alla prova del voto



Negli ultimi vent'anni, all'ombra dei governi formigoniani, l'estrema destra lombarda ha potuto usufruire di indubbi spazi e appoggi. Fin da subito ha goduto dello sdoganamento culturale operato dall'ex assessore alla cultura Marzio Tremaglia, tramite convegni e mostre dedicate al cattolicesimo più intransigente e oscurantista, a Ezra Pound, Julius Evola e ai reduci di Salò, ma anche di aiuti concreti sotto forma di generose elargizioni alle proprie case editrici. Ancora nel 2011 il logo della regione veniva concesso per alcuni convegni. In uno, in maggio, figurava anche il rappresentante di una rivista negazionista. Una legittimazione in grande stile, davvero sistematica, che ha avuto negli uomini di Alleanza nazionale i suoi più attivi protagonisti, ma non solo. Si pensi all'assessore Massimo Buscemi, area Comunione e liberazione, appoggiato pubblicamente nel 2010 da Casa Pound nella sua corsa a consigliere regionale.
Ora, a tornata elettorale avviata, alcune candidature all'interno dello schieramento incentrato sull'asse Pdl-Lega chiariscono ulteriormente sponde e intrecci. Due le liste indicative. In primis Fratelli d'Italia originata da una delle schegge seguite all'implosione degli ex di Alleanza nazionale. Una formazione che in Lombardia più che altrove vuol dire «clan La Russa», depositario di un collaudatissimo sistema di potere, tra affari e politica, in grado di collocare propri uomini ai vertici di importanti istituzioni. Anche il logo, con il nodo tricolore, lo si è preso in prestito da Fare occidente, il nome dell'ex corrente di famiglia all'interno del Pdl regionale. Il suo gruppo dirigente, senza defezioni significative, è praticamente rimasto lo stesso di Alleanza nazionale, da sempre, a onta delle «svolte» di Gianfranco Fini, in costante collegamento con il variegato pulviscolo del neofascismo milanese.
Da qui un intenso scambio di favori nel corso degli anni, con il procacciamento, attraverso l'Aler (grazie al cognato di Romano La Russa, Marco Osnato, posto ai suoi vertici), di sedi a prezzi di favore per alcune sue filiazioni (si veda il caso degli Hammerskin nei pressi della stazione Centrale), la partecipazione di suoi esponenti a iniziative nostalgiche (come al campo dei caduti repubblichini al Cimitero Maggiore), fino alla candidatura nelle elezioni regionali del 2005 di Lino Guaglianone, l'ex terrorista nero degli anni Settanta, sodale del pluriassassino Gilberto Cavallini dei Nuclei armati rivoluzionari. Nell'occasione alcuni dirigenti di An presenziarono anche all'inaugurazione del suo comitato elettorale, infarcito di bombaroli pluricondannati, tra loro Nico Azzi, arrestato il 7 aprile del 1973 in flagrante mentre tentava di compiere una strage sul treno Torino-Roma innescando un chilo di tritolo militare.
La lista dei Fratelli d'Italia alle regionali, nell'occasione capitanata dal fratello di Ignazio La Russa, Romano, vede non a caso al secondo posto, davanti all'ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, la consigliera provinciale Roberta Capotosti, già passata alle cronache per essersi fatta ritrarre con la croce celtica al collo in uno dei suoi manifesti elettorali. Roberta Capotosti e l'onorevole Paola Frassinetti, rappresentano le due figure principali alle quali il clan ha demandato il rapporto con l'estremismo di destra, da Forza nuova a Lealtà azione, l'associazione dietro la quale si nascondono gli Hammer lombardi che proprio in occasione della recente Giornata della Memoria hanno pensato bene di definire su facebook gli ebrei come «cancro dell'umanità» e la giornata stessa come «un insulto». Dal canto suo Paola Frassinetti ha appena espresso piena solidarietà agli arrestati di Casa Pound di Napoli gridando al «regime comunista». È stata ovviamente premiata con la candidatura al Senato.
Più scontata sul versante de La Destra di Francesco Storace la presentazione alla Camera per Lombardia 1 di Roberto Jonghi Lavarini (tra i fondatori di Cuore nero, aderente alla Fondazione Augusto Pinochet, presidente nel 1997-1998 per Alleanza nazionale del consiglio di zona 3, passato alle cronache per aver esercitato il suo mandato istituzionale con un ritratto di Mussolini in uniforme e con il braccio teso nel saluto romano in bella mostra nel suo ufficio) e quella alla regione, di Benedetto Tusa negli anni Settanta tra i principali animatori de La Fenice, la sigla di Ordine nuovo a Milano in cui militava Nico Azzi. Nella circoscrizione 3 per la Camera la lista è stata esclusa per aver praticamente falsificato tutte le firme, è stata anche aperta un'inchiesta.
D'altro canto La Destra non ha mai fatto mistero della propria natura, così come Forza nuova (presentatasi da sola), che candida alla Camera Remo Casagrande, notissimo squadrista degli anni Settanta, o la Fiamma tricolore (anch'essa per conto proprio), che al Senato include Flavio Carretta, più volte arrestato per aggressione e assalti vari (tra l'altro alla Casa dello studente di Milano nel 1970) e alla Camera mette Gabriele Leccisi, il figlio del più noto Domenico, trafugatore nel 1946 della salma di Mussolini dal Cimitero Maggiore. È proprio il caso di dire a volte ritornano.


martedì 29 gennaio 2013

Appuntamento alla Fondazione Isec di Sesto San Giovanni (Mi)

La Fondazione Isec e il Comune di Sesto San Giovanni promuovono, in occasione del Giorno della memoria, un incontro dal titolo "Storia, vissuto e memoria fra guerra, deportazione e Resistenza" per riflettere sull'uso delle fonti autobiografiche, a partire dal lavoro di Luigi Ganapini sui diari e le testimonianze conservate all'Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano e dalle interviste a testimoni della "generazione zero" raccolte a Milano dagli studenti del Master in giornalismo a stampa e radio-televisivo dell'Università Cattolica di Milano.
Presentazione dei volumi:
- Luigi Ganapini, "Voci dalla Guerra Civile. Italiani nel 1943–1945", Il Mulino 2012.
- A cura di Alessandro Rosina e Giuseppe A. Micheli, "Giovani nel ’43. La generazione zero dell’Italia del dopoguerra", Bruno Mondadori 2011

Ne discutono con gli autori Gustavo Corni (Università di Trento) e Giuseppe Valota (Aned Sesto San Giovanni).
Coordina Roberta Garruccio (Università di Milano).

L'incontro si inserisce nel programma di iniziative promosse dal Comune di Sesto San Giovanni per il Giorno della memoria. 


Maggiori informazioni sul sito della Fondazione.

 

La prima repubblica partigiana?...era in Basilicata…



Era il lontano (e difficile) anno 1943. Nel mondo accadeva di tutto.
Alla Conferenza di Casablanca. Il presidente Roosevelt e il primo ministro Churchill decidono l'apertura del fronte europeo contro Hitler a partire dall'Italia meridionale, il "ventre molle d'Europa".
Si è all'epilogo della la Battaglia di Stalingrado con la resa della VI Armata del Feldmaresciallo Von Paulus.
A Torino centomila lavoratori incrociano le braccia: è la prima grande ribellione operaia che si estenderà presto in tutte le
fabbriche del Nord. L'episodio è il primo vero episodio della Resistenza antifascista. Una canzone degli Stormy Six ricorda quell'avvenimento: La Fabbrica.
24 luglio - aeroplani alleati  bombardano Amburgo di notte, mentre l'aviazione americana la colpisce di giorno.
25 luglio - Italia: il Gran Consiglio del Fascismo mette in minoranza Mussolini votando l'ordine del giorno Grandi; poco dopo Mussolini viene arrestato ed il potere affidato al Maresciallo d'Italia generale Pietro Badoglio. La Milizia non reagisce. La radio trasmette la notizia alle 22 e 45. È l'epilogo della dittatura fascista in Italia.
4 dicembre - Il maresciallo Tito proclama la costituzione di un governo provvisorio jugoslavo in esilio.

Ma anche in Basilicata accadde un fatto poco noto alle cronache.
Settembre 1943 a Maschito un piccolo centro arbëreshë del Vulture viene proclamata la Prima Repubblica Partigiana d'Italia. Era la prima forma di autogoverno, in rivolta al regime fascista, che nacque spontaneamente.
Altri ne nacquero, l'anno seguente e quasi tutte al nord (vedi Val d'Ossola).
La Repubblica venne proclamata il 15 settembre 1943 ma ebbe vita breve. Durò infatti soltanto 20 giorni perché il prefetto riprese il potere e arrestò il "sindaco della Repubblica indipendente", Domenico Bochiccio.
Nella sua pur breve durata la Repubblica di Maschito creò (ex novo) un consiglio comunale con tanto di sindaco e assessori, le cui sedute erano pubbliche e la popolazione partecipava alle scelte del consiglio.
Il Primo consiglio deliberò tre cose semplici ma fondamentali:
  • la decadenza del Regime fascista e della relativa milizia;
  • la decadenza della Monarchia;
  • l’istituzione della Repubblica.
Si pensò di attuare una riforma fiscale equa e sociale e venne rimodulato il servizio di distribuzione degli alimenti.

Il sogno di Libertà si infranse però con l'arresto del sindaco della libera repubblica e dei suoi più stretti collaboratori. Il  prefetto difatti riprese il comando e l'ordine fascista venne ristabilito.






lunedì 28 gennaio 2013

Il fascista ignorante Giovanardi nega che ci sia mai stato un Olocausto dei gay



Di cazzate ne ha già sparate tante, proprio come il suo padron-duce Berlusconi, ma quella di oggi (anzi di ieri sera) arriva come una doccia fredda, subito dopo la flebile rettifica del suo capo di partito nel tentativo beffardo di correggere il tiro alla sua rivalutazione storica della figura di Mussolini.

Il rubicondo Giovanardi, senatore PDL, ancora candidato nonostante i suoi 20 anni in parlamento, riparte dalla sua personalissima crociata contro gli omosessuali: ”La parola Olocausto non può essere usata per i gay. Per un semplice motivo: la parola Olocausto può essere usata solo ed esclusivamente per quel progetto criminale di cancellare dalla faccia della terra milioni e milioni di persone, sulla base soltanto del fatto che fossero ebrei. Che poi i nazisti abbiano perseguitato gli zingari, gli handicappati, gli omosessuali, ma attenzione, solo una fattispecie di omosessuali, perché ormai è dimostrato che una buona parte della dirigenza nazista e della SA erano omosessuali, compreso Hesse, facevano una differenziazione fra i comportamenti, gli atteggiamenti. Che siano stati perseguitati gli omosessuali, assolutamente sì, come purtroppo il nazismo perseguitò, gli zingari, le minoranze, gli handicappati, i subumani come li chiamavano loro”.

Non è la prima volta che Giovanardi si concentra sulla vita e sulla storia di gay e lesbiche (è quasi un'ossessione per lui…). Ogni volta con uno strascico di reazioni polemiche che lo fanno risaltare sui maggiori quotidiani nazionali (che sarà soltanto pubblicità?).

L’ultimo capitolo del Giovanardi-pensiero risale a quest’estate, quando ai microfoni de La zanzara, propose stanze separate per i militari omosessuali. “È una questione di buonsenso…..se avessi due o tre persone che non solo sono gay ma vogliono praticare in maniera attiva la loro omosessualità, avrei qualche imbarazzo a essere in una camerata con loro. Le camerate separate sarebbero una cosa assolutamente normale”.

Un anno e mezzo prima, sempre a Radio 24, arrivò a dire: “….nel momento dell’educazione sessuale nelle scuole, è normale, corretto e fisiologico dare un modello: gli organi dell’uomo e della donna sono stati creati per certe determinate funzioni. E non è altrettanto naturale il rapporto tra due uomini o due donne”.

La cosa che fa più preoccupare è che il "pensiero" (e lo mettiamo tra virgolette) di Giovanardi, trova proseliti tra una buona fetta della popolazione italiana. Noi però rimaniamo della nostra idea (che è e sarà sempre antifascista e progressista): discorsi di questo tipo sono pericolosi perché portano inevitabilmente ad un revisionismo storico sempre più grande (oggi i gay, domani scopriremo che i nazisti non hanno ucciso neanche un ebreo).

La pericolosità delle dichiarazioni di Giovanardi sono allucinanti proprio perché silenziose e striscianti. Accettarle porteranno ad una sempre più completa riabilitazione del fascismo e delle sue abominevoli idee di sterminio e anti-democrazia.

 

 

Vile attacco fascista ad Affori (storico quartiere "rosso" di Milano)!



Lo storico parco di Affori (una splendida villa medievale dove anche il fu Alessandro Manzoni soggiornò) è stata vittima di un vile attacco fascista, dove, nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 sono comparsi simboli di stampo nazista sulle facciate della villa, sede anche della storica biblioteca pubblica rionale. Il gravissimo fatto, mosso dai soliti noti, è di una gravità inuadita, considerando anche il fatto che avvenuto alla vigilia della giornata della memoria.


Affori è antifascista! 


Ora e sempre Resistenza!



venerdì 25 gennaio 2013

Casapound fa il salto di qualità: "Servono coltelli e bombe a mano"



"Enrico uccide a qualcuno... poi ti faccio vedere... Enrico farà il morto", diceva Massimo Marchionne, ora agli arresti domiciliari, riferendosi a Enrico Tarantino, il leader di "Hic manebimus Optime" (Hmo) poi confluito in CasaPound fino alla scissione dello scorso mese di ottobre, che è stato anche candidato alla terza municipalità con la lista "Liberi con Lettieri".

Nella conversazione allegata agli atti dell'inchiesta, Tarantino viene descritto come "un classico camerata che se la faceva vent'anni fa qui dentro". Uno che porta sempre il coltello in tasca, "il tipo che fa il guaio... perché lo stanno pompando, pompando... e la testa è fusa proprio". E che inneggia a Hitler sul suo profilo Facebook. Nel colloquio, viene ricordata l'aggressione subita da Tarantino il 29 aprile 2011, quando in uno scontro con attivisti di sinistra riportò 25 punti di sutura. "Enrico non sta dormendo la notte da quando gli hanno aperto la testa... con tutto che lui si è buttato in mezzo a venti di loro e ne ha feriti quattro".

Ma sfogliando le pagine dell'inchiesta del Ros coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, colpiscono i discorsi di matrice spiccatamente antisemita captati dalle intercettazioni.

Il primo luglio, le "cimici" piazzate nella sezione Berta di via Foria pizzicano Tarantino, il giovanissimo Andrea Coppola (vent'anni, leader di Blocco studentesco, ora sottoposto all'obbligo di dimora nel quartiere Vomero), Giuseppe Guida (ai domiciliari) e altre persone mentre discutono della comunità ebraica. E la discussione scivola su un orafo che lavora a Napoli.
"Che ne sai che è ebreo"?, chiede Coppola. "Tiene la kippa in testa", sostiene Guida. E il giovane, di rimando, afferma: "Gli vogliamo appicciare il negozio?".

In un'altra conversazione ambientale, registrata il 15 dicembre 2011, in sezione si commenta l'omicidio di due senegalesi a Firenze. "Ragazzi... ve lo dico da adesso... da mo' a un anno noi qua andiamo a finire con i mitra in mano", dice uno degli interlocutori, che non risulta tra gli indagati. Lo stesso parla poi di una ragazza: "Da me in facoltà ci sta una che non la tocca nessuno, non la guarda nessuno perché non so di quale tribù fa parte. Tribù ebraica". A quel punto Coppola commenta: "Se tu vedi, questa passa e tu vedi tutti gli israeliani, pure i palestinesi, cioè i palestinesi... Gli arabi che la salutano con rispetto proprio... La cosa infatti mi sta facendo stizzire troppo. Infatti io a questa la devo vattere (picchiare, ndr). O la picchio o me la chiavo e gli faccio uscire il sangue dal culo ... Però davanti a tutta la facoltà".

In una delle intercettazioni la chiamano "la ducessa". Ora Emmanuela Florino, 25 anni compiuti da meno di un mese (e già buttati nel cesso), si trova agli arresti domiciliari. Nelle intercettazioni si racconta di un'aggressione subita, all'esterno dell'Università, ad opera "di sette ragazze". Il 19 novembre, una settimana prima della manifestazione nazionale di CasaPound, "comunica a Giuseppe Savuto e Alessandro Mennella", ora rispettivamente in carcere il primo e sottoposto ad obbligo di dimora il secondo, "le disposizioni ricevute da CasaPound Italia in merito agli aspetti "operativi"" dell'iniziativa. E afferma: "Tutti quanti devono avere il proprio casco, Napoli deve raccogliere quanti più caschi è possibile". Mennella aggiunge: "Dobbiamo rubare i caschi". Emmanuela annuisce: "E... stasera rubateli", salvo poi prendere atto della difficoltà tenuto conto che "a Napoli nessuno lascia i caschi vicino alle selle".

Poi Emmanuela sottolinea che "proprio da Roma" avrebbero detto: "A Napoli ci deve essere la camionetta piena di caschi, perché se qua qualcuno gli viene sottratto il casco da una perquisizione eccetera. Napoli deve avere caschi, mazze. Napoli deve avere bombe a mano e quant'altro".

Quando la manifestazione viene vietata, Emmanuela contatta, "coadiuvata dai genitori", rileva il giudice, alcuni esponenti politici locali (nessuno dei quali è indagato): il consigliere comunale Marco Nonno, il presidente del consiglio provinciale Rispoli e il consigliere regionale Luciano Schifani. "Tutti l'accompagneranno a discutere con il questore per rappresentare le ragioni di CasaPound  (ed ecco confermata le teorica per la quale Casapound viene aiutata da PDL+AN) e all'esito dell'incontro non ottenevano l'autorizzazione a sfilare in corteo ma a una manifestazione statica in piazza Carlo III, salva la possibilità di ottenere, nei giorni seguenti, il permesso a sfilare per un percorso alternativo" (il fascio viene sempre e comunque aiutato dalle istituzioni italiane).

Ma il risultato di tutto è che fanno ridere...