Il parroco "evoca" Benito Mussolini
("Il Duce che pure ha fatto qualcosa per lo Stato e per la famiglia",
dice) durante la processione del Corpus Domini e il sindaco si sfila la fascia
tricolore e abbandona il corteo. Il fatto è successo ieri, a Ospedaletto
d'Alpinolo, in provincia di Avellino.
Raggiunto telefonicamente dall'Ansa, don Vittorio Guarrillo taglia corto e risponde di non avere niente da ribadire sull'argomento, rimandando ogni commento "soltanto dopo aver capito meglio le ragioni che hanno spinto il sindaco ad abbandonare la processione".
In realtà, ci sarebbe poco da capire se un attimo dopo le parole pronunciate dal parroco, Antonio Saggese, sindaco dal maggio 2011, circondato da altri amministratori e con al suo fianco il maresciallo dei carabinieri che comanda la stazione locale, si è sfilato la fascia tricolore, l'ha consegnata al suo vice ed è tornato a casa.
Il primo cittadino, invitato dallo stesso parroco ad intervenire davanti al monumento dedicato ai concittadini caduti in guerra, aveva sottolineato come "i valori laici della festa della Repubblica e quelli religiosi del Corpus Domini possono aiutarci a superare le grandi difficoltà che abbiamo davanti".
Poi, con la processione in sosta davanti a un altare votivo, ha preso la parola don Vittorio: "Il sindaco ha fatto bene a lodare lo Stato e anche la Chiesa. Ha dimenticato una terza cosa: quella di lodare il Duce, che si è adoperato per la famiglia e per gli italiani". Parole che hanno suscitato imbarazzo e sconcerto nei presenti, con il sindaco che si è rivolto al sacerdote per chiedergli se aveva capito bene. "Detto e confermato", la risposta di don Vittorio, alla quale il primo cittadino ha replicato così: "Allora la processione la continui da solo".
Don Vittorio, parroco da 40 anni della chiesa di San Filippo e San Giacomo, non si è mai reso protagonista di sortite che hanno provocato discussioni e divisioni nella comunità di poco meno di duemila abitanti ai piedi del Santuario di Montevergine anche se una parte dei parrocchiani, soprattutto i più giovani, gli rimproverano "scarso slancio spirituale nelle attività della parrocchia".
In mattinata, il sindaco Antonio Saggese lo ha incrociato nei pressi del Municipio. Tra i due soltanto uno sguardo e un frettoloso buongiorno. A chi in queste ore telefona a don Vittorio per chiedergli se ha motivi di ripensamento o pentimento per le lodi al capo del fascismo, risponde lo stesso sacerdote: "Don Vittorio non c'è e non si sa quando tornerà".
Raggiunto telefonicamente dall'Ansa, don Vittorio Guarrillo taglia corto e risponde di non avere niente da ribadire sull'argomento, rimandando ogni commento "soltanto dopo aver capito meglio le ragioni che hanno spinto il sindaco ad abbandonare la processione".
In realtà, ci sarebbe poco da capire se un attimo dopo le parole pronunciate dal parroco, Antonio Saggese, sindaco dal maggio 2011, circondato da altri amministratori e con al suo fianco il maresciallo dei carabinieri che comanda la stazione locale, si è sfilato la fascia tricolore, l'ha consegnata al suo vice ed è tornato a casa.
Il primo cittadino, invitato dallo stesso parroco ad intervenire davanti al monumento dedicato ai concittadini caduti in guerra, aveva sottolineato come "i valori laici della festa della Repubblica e quelli religiosi del Corpus Domini possono aiutarci a superare le grandi difficoltà che abbiamo davanti".
Poi, con la processione in sosta davanti a un altare votivo, ha preso la parola don Vittorio: "Il sindaco ha fatto bene a lodare lo Stato e anche la Chiesa. Ha dimenticato una terza cosa: quella di lodare il Duce, che si è adoperato per la famiglia e per gli italiani". Parole che hanno suscitato imbarazzo e sconcerto nei presenti, con il sindaco che si è rivolto al sacerdote per chiedergli se aveva capito bene. "Detto e confermato", la risposta di don Vittorio, alla quale il primo cittadino ha replicato così: "Allora la processione la continui da solo".
Don Vittorio, parroco da 40 anni della chiesa di San Filippo e San Giacomo, non si è mai reso protagonista di sortite che hanno provocato discussioni e divisioni nella comunità di poco meno di duemila abitanti ai piedi del Santuario di Montevergine anche se una parte dei parrocchiani, soprattutto i più giovani, gli rimproverano "scarso slancio spirituale nelle attività della parrocchia".
In mattinata, il sindaco Antonio Saggese lo ha incrociato nei pressi del Municipio. Tra i due soltanto uno sguardo e un frettoloso buongiorno. A chi in queste ore telefona a don Vittorio per chiedergli se ha motivi di ripensamento o pentimento per le lodi al capo del fascismo, risponde lo stesso sacerdote: "Don Vittorio non c'è e non si sa quando tornerà".
Nessun commento:
Posta un commento