lunedì 3 dicembre 2012

Oggi la Jugoslavia festeggia la liberazione dal nazi-fascismo



Oggi, martedì 4 Dicembre, vogliamo ricordare la Guerra di Liberazione Jugoslava che, proprio oggi, festeggia la sua vittoria. Non vogliamo però in questa sede scendere in grandi dettagli politici sulla figura controversa di Tito (il furbacchione….), distaccato dalla teoria marxista-leninista del Partito Comunista e da Stalin in persona. Le scelte politiche, sono scelte politiche e, anche se non le comprendiamo e non le condividiamo, vogliamo in questa sede soltanto ricordare un'altra battaglia che ha segnato la sconfitta di fascismo e nazismo nell'est Europa e la liberazione di un altro popolo dal mostro nazi-fascista.

I fatti e la storia dicono che ……

Gli scontri ebbero inizio quando, il 6 aprile 1941, alle 05:15, le forze della Germania nazista, dei fascisti italiani, dei venduti ungheresi e bulgari attaccarono la Jugoslavia. La Luftwaffe, l'aeronautica militare tedesca, bombardò Belgrado ed altre fra le più importanti città del paese.
Il 17 aprile, i rappresentanti di varie regioni della Jugoslavia segnarono a Belgrado un armistizio con la Germania, concludendo undici giorni di resistenza contro gli invasori tedeschi. Tra ufficiali e soldati jugoslavi, furono fatti prigionieri più di trecentomila uomini.
Un mese dopo (22 giugno 1941) Hitler aprì un altro fronte, facendo partire l'offensiva contro l'Unione Sovietica (Operazione Barbarossa).
Gli jugoslavi organizzarono subito dei movimenti di resistenza. Quelli favorevoli al vecchio regno di Jugoslavia si unirono ai Cetnici, un esercito guerrigliero quasi interamente composto da serbi monarchico-nazionalisti e guidato dal colonnello Draža Mihajlovic, nominato capo del governo dal re Pietro II di Jugoslavia. Quelli favorevoli al Partito Comunista (e contro il re) si unirono all'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia (APLJ) guidata da Josip Broz, un membro croato del Partito Comunista Jugoslavo. Il 4 luglio 1941 il Comitato Centrale del Partito Comunista Jugoslavo (CK KPJ) indisse un congresso, ponendo le basi per la resistenza.

L'Armata Popolare iniziò a condurre una guerriglia che si sviluppò nella più grande formazione della resistenza di tutta l'Europa centrale e occidentale occupata. Inizialmente i cetnici fecero delle azioni notevoli e ricevettero il sostegno del governo in esilio e degli Alleati, ma poi cominciarono a collaborare con le potenze dell'Asse contro l'Armata Popolare. Quando capirono che i Cetnici aiutavano i tedeschi, gli Alleati smisero di sostenerli.
La risposta tedesca alla resistenza fu costituita da feroci rappresaglie sulla popolazione civile e la mano libera data alle forze della Croazia collaborazionista. Anche le truppe occupanti italiane commisero parecchie atrocità. Ciò portò a notevoli perdite umane tra la popolazione civile di gran parte delle regioni jugoslave. Una stima approssimativa indica 1.700.000 morti, pari a circa il 10% della popolazione jugoslava del tempo. Le perdite più alte furono tra i serbi di Croazia e Bosnia e tra i membri delle minoranze "non-ariane", come ebrei e zingari, ma anche tra la popolazione che non collaborava con i nazisti (la politica fascista del Manifesto della Razza venne così esportata….).


Durante la guerra, i partigiani comunisti furono di fatto i padroni dei territori liberati, e l'Armata Popolare organizzò dei comitati civili con le funzioni del governo civile. Nell'autunno del 1941 i partigiani istituirono la Repubblica di Užice nel territorio liberato della Serbia occidentale. Nel novembre del 1941, però, i tedeschi rioccuparono questo territorio costringendo la maggior parte dei partigiani ad evacuarlo e a trasferirsi in Bosnia.
Il 25 novembre 1942, il Consiglio Antifascista della Liberazione Nazionale della Jugoslavia si riunì a Bihać. Si riunì anche il 29 novembre 1943 a Jajce e stabilì le fondamenta della futura organizzazione del paese, istituendo una federazione (dopo la guerra, tale data divenne l'anniversario della Repubblica).
L'Armata Popolare riuscì ad espellere le forze dell'Asse dalla Serbia nel 1944 e dal resto della Jugoslavia nel 1945. L'Armata Rossa intervenne in aiuto per la liberazione di Belgrado e di altri territori, ma si ritirò dopo la fine della guerra. Nel maggio del 1945, l'Armata Popolare incontrò le forze alleate fuori dei vecchi confini jugoslavi, dopo aver preso Trieste e parte delle province meridionali dell'Austria, la Carinzia e la Stiria in cui esisteva una minoranza slovena. Nel giugno del 1945, però, gli jugoslavi si ritirarono da Trieste.
In merito al mancato sostegno degli Alleati alle truppe di Draža Mihajlovic le cose andarono così. Tito, anche al fine di ottenere aiuti consistenti, si rivolse a Churchill, sostenendo che Draža Mihajlovic faceva il doppio gioco e collaborava coi tedeschi. Winston Churchill mandò segretamente suo figlio Randolph per accertare la verità. Tito riuscì a dimostrare che Draža Mihajlovic era collaborazionista. Randolph Churchill, tornato in Gran Bretagna riferì tutto a suo padre, il quale a sua volta informò il re Pietro II. Draža Mihajlovic fu destituito e il re nominò Tito capo del governo, purché accettasse due ministri monarchici. Si arrivò così all'accordo Tito-Šubašić del giugno 1944. È bene ricordare che al re, in cambio dell'alleanza con gli Alleati fu promesso il territorio italiano fino a Cervignano, con gli stessi confini dell'ex-Impero austro-ungarico. Tali accordi però divennero inutili in quanto Tito, ormai visto come un eroe nazionale dalla popolazione, assunse il potere e la carica di primo ministro nel nuovo stato comunista del dopoguerra. Tuttavia Tito, in conformità agli accordi già presi da Churchill con il re, si ritenne legittimato ad occupare le zone assegnate, ossia l'Istria, il Carso, Fiume, Trieste, Gorizia e Zara. In seguito, gli jugoslavi se ne dovettero andare da Trieste e da metà di Gorizia (città che venne divisa tra l'Italia e la Jugoslavia).

Di Tito non se ne è mai più parlato, forse proprio perché la politica che scelse di seguire (e come volle seguirla!) lo allontanò per sempre dai grandi miti della storia comunista internazionale.


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