Mercoledi 12 dicembre
2012
Manifestazione degli studenti medi e universitari
SABATO 15 DICEMBRE 2012
MANIFESTAZIONE CITTADINA
ore 15 concentramento in Porta Venezia
conclusione in piazza Fontana
Manifestazione degli studenti medi e universitari
SABATO 15 DICEMBRE 2012
MANIFESTAZIONE CITTADINA
ore 15 concentramento in Porta Venezia
conclusione in piazza Fontana
La strage di piazza Fontana, con la morte di 17
persone inermi e il ferimento di quasi un centinaio, fu provocata da una bomba
collocata dal gruppo fascista di Ordine Nuovo all’interno della Banca Nazionale
dell’Agricoltura, con la copertura degli apparati dello Stato.
Un anno dopo, il 12 dicembre 1970, un corteo per ricordare la strage venne vigliaccamente caricato. Colpito al petto, all’altezza di Via Bergamini angolo Via Larga, da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo, rimase a terra e morì un giovane militante di sinistra, Saverio Saltarelli. L'intento era di creare nel Paese un clima di terrore per bloccare, attraverso la repressione poliziesca e il restringimento delle libertà democratiche, le lotte operaie e studentesche che stavano scuotendo dalle fondamenta la società. A sancire questa verità le ultime sentenze degli stessi tribunali che hanno riaffermato la matrice dell’attentato, nonché le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, due degli stragisti fascisti.
Ribadirlo significa testimoniare quella verità che si vorrebbe nuovamente oscurare in nome di una generica condanna del terrorismo. Con essa nascondere le tragiche circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, la diciottesima vittima innocente di piazza Fontana, che fu fatto precipitare da una finestra del quarto piano della Questura milanese, non certo per un “malore attivo”, quando si cercava di attribuire a Pietro Valpreda e agli anarchici la responsabilità di quanto accaduto. Tanto più oggi quando, attraverso operazioni “culturali, come film che romanzano l’intera vicenda o libri fintamente di inchiesta, si cerca di sviare nuovamente la verità o puntare a una sorta di riappacificazione mettendo vittime e carnefici sullo stesso piano. Per iniziare a condividere davvero la memoria occorrerebbe in primo luogo che i protagonisti di allora si mettessero seriamente in discussione, a partire dai vertici delle istituzioni e dai i servizi segreti, attraverso la cancellazione del segreto di Stato e la messa a disposizione di tanti documenti ancora occultati.
Ma la memoria di ieri impone di parlare anche del presente in una città, dove da un lato non solo si continua a negare spazi sociali ai giovani, procedendo per altro ottusamente allo sgombero di quelli esistenti, e dall’altro, attraverso la destra istituzionale, rimasta al governo della Provincia, proteggere e sostenere ancora finanziariamente gruppi apertamente fascisti, sempre più intenzionati a conquistarsi un ruolo in città attraverso l’intimidazione e l’azione violenta.
Per non dimenticare niente e nessuno
Per ribadire che la strage fascista di piazza Fontana fu una strage di stato.
Per mantenere vivo il nostro pensiero antifascista!
Un anno dopo, il 12 dicembre 1970, un corteo per ricordare la strage venne vigliaccamente caricato. Colpito al petto, all’altezza di Via Bergamini angolo Via Larga, da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo, rimase a terra e morì un giovane militante di sinistra, Saverio Saltarelli. L'intento era di creare nel Paese un clima di terrore per bloccare, attraverso la repressione poliziesca e il restringimento delle libertà democratiche, le lotte operaie e studentesche che stavano scuotendo dalle fondamenta la società. A sancire questa verità le ultime sentenze degli stessi tribunali che hanno riaffermato la matrice dell’attentato, nonché le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, due degli stragisti fascisti.
Ribadirlo significa testimoniare quella verità che si vorrebbe nuovamente oscurare in nome di una generica condanna del terrorismo. Con essa nascondere le tragiche circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, la diciottesima vittima innocente di piazza Fontana, che fu fatto precipitare da una finestra del quarto piano della Questura milanese, non certo per un “malore attivo”, quando si cercava di attribuire a Pietro Valpreda e agli anarchici la responsabilità di quanto accaduto. Tanto più oggi quando, attraverso operazioni “culturali, come film che romanzano l’intera vicenda o libri fintamente di inchiesta, si cerca di sviare nuovamente la verità o puntare a una sorta di riappacificazione mettendo vittime e carnefici sullo stesso piano. Per iniziare a condividere davvero la memoria occorrerebbe in primo luogo che i protagonisti di allora si mettessero seriamente in discussione, a partire dai vertici delle istituzioni e dai i servizi segreti, attraverso la cancellazione del segreto di Stato e la messa a disposizione di tanti documenti ancora occultati.
Ma la memoria di ieri impone di parlare anche del presente in una città, dove da un lato non solo si continua a negare spazi sociali ai giovani, procedendo per altro ottusamente allo sgombero di quelli esistenti, e dall’altro, attraverso la destra istituzionale, rimasta al governo della Provincia, proteggere e sostenere ancora finanziariamente gruppi apertamente fascisti, sempre più intenzionati a conquistarsi un ruolo in città attraverso l’intimidazione e l’azione violenta.
Per non dimenticare niente e nessuno
Per ribadire che la strage fascista di piazza Fontana fu una strage di stato.
Per mantenere vivo il nostro pensiero antifascista!
Memoria antifascista, Adesso basta, Amici e compagni di Luca Rossi, associazione amici di Dax, associazione Amici e familiari di Fausto e Iaio, associazione culturale Punto rosso, Associazione di amicizia Italia-Cuba, associazione Per non dimenticare Varalli e Zibecchi, Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, Comitato antifascista di zona 6, Comitato antifascista zona 8, Partigiani in ogni quartiere, Lapsus, Osservatorio democratico sulle nuove destre, Zona 3 per la Costituzione, Zam, Linea Rossa.
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