Pubblichiamo un interessante estratto di Antonio Grasmsci apparso nel 1921 su Ordine Nuovo. Notare l'incredibile attualità dello scritto, debitamente pubblicato dai bravi compagni di CSP sul sito nazionale.
Far credere alle grandi masse di operai disoccupati che essi possono
guardare con fiducia nell’opera di aiuto del governo, è volerle mantenere nell’inganno.
Oggi che il numero dei disoccupati va rapidamente crescendo e che la classe
padronale non ha più alcuno scrupolo nel mettere sul lastrico centinaia di
migliaia di famiglie operaie, altra parola d’ordine si richiederebbe da coloro
che hanno ricevuto il loro mandato dalla classe lavoratrice. Ma la realtà è
fuori del Parlamento. Gli organizzatori operai che in questo avrebbero dovuto
far risuonare forte la voce di protesta dei lavoratori, che soffrono nella fame
e nella miseria, si sono limitati invece a proporre qualche emendamento al
disegno di legge governativo. Intanto che gli operai disoccupati crescono e che
la fame miete sempre maggiori vittime in mezzo alle loro famiglie, questa
condotta parlamentare degli organizzatori operai non può che giudicarsi
ingannevole e traditrice.
Essa ribadisce l’illusione che si tratti di uomini di governo e d’indirizzo
politico, mentre la questione sostanziale è nel regime. E’ questo che si deve
additare alle masse operaie come la causa dei loro mali che si deve prima
togliere di mezzo, per giungere alla loro liberazione da essi. Tutto il resto è
retorica, accademia; ora che la Camera ha di fatto approvato i provvedimenti
contro la disoccupazione, non siamo cattivi profeti dicendo che la crisi
continuerà a rendersi più acuta nel paese.
A questo non ci prepara forse l’offensiva degli industriali per la riduzione
dei salari? Già i tessili sono alla vigilia del loro sciopero generale in tutta
Italia, se i padroni non accedono alle proposte della Federazione. Anche in ciò
non bisogna creare illusioni. Nessun aiuto gli operai hanno da sperare
dall’intervento dello Stato. Gli operai ricordano a che cosa è servito
l’intervento di Giolitti nella vertenza metallurgica; né hanno dimenticato i
frutti che ha portato in Inghilterra l’intervento di Lloyd George nella
vertenza dei minatori. Nel primo come nell’altro caso, il governo non è
intervenuto che per sviare dai suoi propositi di lotta e di resistenza la
classe operaia, consegnandola, con la complicità dei suoi organizzatori, alla
volontà padronale.
La classe operaia non ha nulla da sperare da questo o da quell’altro ministro;
la classe operaia non può fare affidamento che in se stessa. Ogni decreto, ogni
disegno di legge non sono che pezzi di carta per i padroni, la cui volontà può
trovare un limite solo nella forza medesima degli operai e non mai negli organi
dello Stato.
Chi dalla tribuna parlamentare o in un comizio, si vale della sua autorità, del
suo prestigio, per far credere alle masse che oggi la soluzione della crisi possa
essere all’infuori dell’abbattimento dello Stato borghese, non si merita titolo
diverso da quello di traditore.
Tanto se si tratti di combattere contro la disoccupazione che contro la
riduzione dei salari, il governo e i suoi organi non possono essere che coi
padroni. Gli operai ricordino il decreto di controllo com’è andato a finire e
stiano in guardia da qualunque intervento dello Stato nelle loro lotte contro
la classe padronale. La sola verità che essi non devono dimenticare mai è che
dai padroni otterranno sempre tanto per quanto saranno forti e che oggi l’unica
via di salvezza consiste non nell’attendersi aiuti e provvedimenti dai governi
della borghesia, ma nel lottare per il loro abbattimento definitivo.
Non è inutile se si ripete una volta di più che tutti i problemi inerenti alla
vita della classe operaia oggi possono trovare la loro soluzione solo nella
conquista del potere politico da parte di essa.
Federazione Romana CSP – Partito Comunista
Nessun commento:
Posta un commento