mercoledì 23 gennaio 2013

ILLUSIONI – Ordine Nuovo, 8 agosto 1921

Pubblichiamo un interessante estratto di Antonio Grasmsci apparso nel 1921 su Ordine Nuovo. Notare l'incredibile attualità dello scritto, debitamente pubblicato dai bravi compagni di CSP sul sito nazionale.



Far credere alle grandi masse di operai disoccupati che essi possono guardare con fiducia nell’opera di aiuto del governo, è volerle mantenere nell’inganno. Oggi che il numero dei disoccupati va rapidamente crescendo e che la classe padronale non ha più alcuno scrupolo nel mettere sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie operaie, altra parola d’ordine si richiederebbe da coloro che hanno ricevuto il loro mandato dalla classe lavoratrice. Ma la realtà è fuori del Parlamento. Gli organizzatori operai che in questo avrebbero dovuto far risuonare forte la voce di protesta dei lavoratori, che soffrono nella fame e nella miseria, si sono limitati invece a proporre qualche emendamento al disegno di legge governativo. Intanto che gli operai disoccupati crescono e che la fame miete sempre maggiori vittime in mezzo alle loro famiglie, questa condotta parlamentare degli organizzatori operai non può che giudicarsi ingannevole e traditrice.
Essa ribadisce l’illusione che si tratti di uomini di governo e d’indirizzo politico, mentre la questione sostanziale è nel regime. E’ questo che si deve additare alle masse operaie come la causa dei loro mali che si deve prima togliere di mezzo, per giungere alla loro liberazione da essi. Tutto il resto è retorica, accademia; ora che la Camera ha di fatto approvato i provvedimenti contro la disoccupazione, non siamo cattivi profeti dicendo che la crisi continuerà a rendersi più acuta nel paese.
A questo non ci prepara forse l’offensiva degli industriali per la riduzione dei salari? Già i tessili sono alla vigilia del loro sciopero generale in tutta Italia, se i padroni non accedono alle proposte della Federazione. Anche in ciò non bisogna creare illusioni. Nessun aiuto gli operai hanno da sperare dall’intervento dello Stato. Gli operai ricordano a che cosa è servito l’intervento di Giolitti nella vertenza metallurgica; né hanno dimenticato i frutti che ha portato in Inghilterra l’intervento di Lloyd George nella vertenza dei minatori. Nel primo come nell’altro caso, il governo non è intervenuto che per sviare dai suoi propositi di lotta e di resistenza la classe operaia, consegnandola, con la complicità dei suoi organizzatori, alla volontà padronale.
La classe operaia non ha nulla da sperare da questo o da quell’altro ministro; la classe operaia non può fare affidamento che in se stessa. Ogni decreto, ogni disegno di legge non sono che pezzi di carta per i padroni, la cui volontà può trovare un limite solo nella forza medesima degli operai e non mai negli organi dello Stato.
Chi dalla tribuna parlamentare o in un comizio, si vale della sua autorità, del suo prestigio, per far credere alle masse che oggi la soluzione della crisi possa essere all’infuori dell’abbattimento dello Stato borghese, non si merita titolo diverso da quello di traditore.
Tanto se si tratti di combattere contro la disoccupazione che contro la riduzione dei salari, il governo e i suoi organi non possono essere che coi padroni. Gli operai ricordino il decreto di controllo com’è andato a finire e stiano in guardia da qualunque intervento dello Stato nelle loro lotte contro la classe padronale. La sola verità che essi non devono dimenticare mai è che dai padroni otterranno sempre tanto per quanto saranno forti e che oggi l’unica via di salvezza consiste non nell’attendersi aiuti e provvedimenti dai governi della borghesia, ma nel lottare per il loro abbattimento definitivo.
Non è inutile se si ripete una volta di più che tutti i problemi inerenti alla vita della classe operaia oggi possono trovare la loro soluzione solo nella conquista del potere politico da parte di essa.


Federazione Romana CSP – Partito Comunista

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