Pestaggi e minacce: Casapound semina il terrore a San Benedetto del Tronto
C’è
chi continua ad affermare che ‘il fascismo è morto’ e che essere
antifascisti nel 2014 sia un esercizio di settarismo o quantomeno di
arretratezza rispetto all’evoluzione del mondo. Sarà, ma le notizie che
continuano ad arrivare dai nostri territori sembrano dire esattamente il
contrario (senza contare che i fascisti non sono proprio ‘morti’ visto
che hanno imposto al paese una festa nazionale – il Giorno della Memoria
– a loro uso e consumo).
L’ultimo episodio segnalato dalla stampa locale è avvenuto in quel di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno.
Durante la notte tra il 7 e l’8 febbraio in tre diversi episodi una
banda di giovanotti aderenti a gruppi locali dell’estrema destra, tra i
quali un pugile professionista, prendono di mira alcuni giovani e
seminano il terrore nel centro cittadino.
Le prime vittime della notte brava è un ragazzo, preso a pugni e
spintoni e finito al Pronto Soccorso, anche se secondo l’Osservatore
Quotidiano al fatto non sarebbe seguita nessuna denuncia formale. Dopo
pochi minuti la banda si dedica ad un approccio non molto educato nei
confronti di una ragazza fuori da un bar; lei prende a ceffoni uno dei
fascisti che risponde con pugni e calci contro la malcapitata e contro i
suoi amici che tentano di difenderla. Due ventenni, un ragazzo e una
ragazza, finiscono al Pronto Soccorso.
Racconta ancora l’Osservatore che a poche decine di metri di distanza il
gruppo tenta di aggredire un’altra ragazza, “prima con insulti e poi
con le mani e in seguito avrebbe colpito gli amici di quest’ultima.
Anche un ragazzo – che aveva provato a sedare pacificamente gli animi –
sarebbe stato gettato a terra e preso a calci e a bottigliate”. Questa
volta le vittime del pestaggio, anche loro finiti al Pronto Soccorso,
sono corse a sporgere denuncia. Il quotidiano locale racconta
particolari che la dicono lunga sull’identità degli aggressori: “Che
cazzo indichi, troia infame?”, avrebbe detto uno degli aggressori, e la
ragazza, stupita, avrebbe risposto: “Roberto, che dici? Siamo amici e mi
hai anche invitata a CasaPound”. Dopo il pestaggio il picchiatore
avrebbe detto ad una delle vittime: “Se non ti ho ammazzato adesso ti
faccio ammazzare”.
Alla fine della notte di terrore le denunce sporte sono ben 5 e gli
aggressori individuati sono tutti esponenti di gruppi neofascisti
locali, compreso il pugile di cui scrivevamo sopra, dirigente della
sezione cittadina di Casapound.
La matrice politica delle molteplici aggressioni non è sfuggita ai
partiti di centrosinistra di San Benedetto del Tronto, che in una nota
congiunta scrivono: “(...) appare comunque evidente che queste
aggressioni siano maturate nel sempre fertile ambiente della destra
neofascista, permeato da sempre da pulsioni violente e misogine. La
reazione della città deve essere forte e unanime: il rifiuto netto del
fascismo nella teoria politica e nella pratica; la lotta senza quartiere
all’omertà ed all’indifferenza. Rivolgiamo quindi un appello ai nostri
concittadini affinché non abbassino la guardia e denuncino alle autorità
ogni forma di prevaricazione, delegittimando i gruppi che hanno come
unico obiettivo l’intimidazione, negandogli la disponibilità di spazi e
l’accoglienza; contemporaneamente, chiediamo alle forze dell’ordine di
garantire la sicurezza perseguendo con decisione ogni manifestazione
violenta”.
Manca una richiesta che forse un episodio come quello che abbiamo
raccontato rende più che giustificabile: la chiusura di tutte le sedi
fasciste. E la consapevolezza che non saranno certo le forze dell’ordine
a garantire ‘la sicurezza dei cittadini’ e che quindi debbano essere i
cittadini ad organizzarsi per impedire le scorribande fasciste.
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